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CORRIERE DELLA SERA I segnali di ripresa non nascondono i soliti problemi

Stadio Olimpico

(F. Monti) – Ci sono segnali di ripresa nel calcio italiano di vertice, e non soltanto per l’arrivo di alcuni giocatori importanti (tre esempi: Tevez, Higuain e Gomez), visto che sono partiti campioni come Cavani, Jovetic e Osvaldo. Oppure perché arriva un altro investitore straniero, l’indonesiano Thohir, per prendersi un club glorioso come l’Inter, segno che il calcio italiano piace anche all’estero. C’è un incremento degli abbonati (la Fiorentina trascina il gruppo), con verifica sulle presenze allo stadio giornata per giornata. Ma nonostante questo, restano aperti antichi problemi, lontani da una soluzione accettabile. Il rinnovo del contratto collettivo ha evitato un inizio posticipato nell’anno, che finirà con il Mondiale in Brasile (12 giugno- 13 luglio 2014). Però il nuovo campionato parte con una Lega ancora divisa in due partiti. Il patron della Fiorentina, Andrea Della Valle, nel ritiro di Moena, aveva sintetizzato: «Dobbiamo intervenire e trovare al più presto una soluzione in Lega. Non si può pensare di avere fuori dal Consiglio club come Juve, Inter, Roma e Fiorentina, che rappresentano il 70% dei tifosi italiani. In tempi brevi questi club dovranno confrontarsi e decidere dove andare ».

Sul piano politico, una stagione che comincia con la Juve decisa ad andare in tribunale per risolvere la questione dell’incasso della Supercoppa non è il massimo. Sull’anomalia della Lega vigila anche il presidente della Figc, Abete, nei limiti dei poteri a lui conferiti dallo statuto. Se davvero il gruppo dei dissidenti si ingrossa, è possibile che il presidente Beretta venga messo in minoranza, ma il problema è un altro.

In Lega si parla sempre e solo di soldi (come è accaduto anche per la Supercoppa), nelle rare occasioni nelle quali ci si incontra; manca un progetto globale, che risponda a una domanda semplice: che idea di calcio abbiamo in mente? Che calcio vogliamo? Tutto questo mentre il presidente della serie B, Andrea Abodi, sta facendo di tutto per aumentare gli introiti e l’interesse sul campionato, con la richiesta di aumentare le squadre da quattro a sei per i playoff promozione. Alla domanda su che calcio vogliamo?, si lega un altro dei grandi problemi del calcio italiano. Lo ha detto Arrigo Sacchi, coordinatore delle nazionali giovanili: «In Italia ci sono troppi stranieri». Idea condivisa da molti dirigenti italiani, ma mai come quest’anno ci sono stati club che hanno inventato soluzioni ai limiti del regolamento per tesserare nuoviextracomunitari. Il problema vero è che i settori giovanili sono pieni di ragazzi provenienti dall’estero e questo non aiuta il calcio italiano a crescere e a offrire nuovi talenti alla nazionale, che rappresenta il motore del movimento.

Non è migliorata la situazione degli stadi italiani. Soltanto l’Udinese ha seguito l’esempio della Juve, per un impianto con capienza di 25.132 spettatori, nel rispetto dei parametri Uefa, con posti tutti coperti. Un nuovo stadio che dovrebbe essere pronto per agosto 2014. Le altre società, per ora, restano in attesa di una legge, che è sempre lontano dall’approvazione (nell’aprile 2009 sembrava questione di giorni e sono passati quattro anni e mezzo). Gli impianti esistenti, a parte San Siro e Olimpico, sono in gran parte vecchi e obsoleti, ma i dirigenti italiani non devono avere ancora recepito l’importanza decisiva degli stadi di proprietà e questo nonostante il successo globale dello Juventus Stadium, a due anni dall’inaugurazione.

Non sono mancati episodi di razzismo, e non soltanto in Supercoppa, con la curva della Lazio che è stata chiusa. Un segnale inquietante per una stagione, che è appena cominciata e per un fenomeno che, invece di diminuire, aumenta. Così come si sono registrati già durante le amichevoli alcuni episodi di violenza e di intolleranza, che non promettono niente di buono per quello che sarà il futuro. Si ricomincia a giocare e sullo sfondo restano ancora aperte non poche questioni legate alle scommesse. Il caso di Mauri (prima squalificato e ora soltanto sospeso in attesa di nuovi accertamenti) rimane esemplare per riassumere il clima di incertezza sull’argomento, con la giustizia sportiva a inevitabile rimorchio di quella ordinaria. Ma ci sono stati inizi di stagione più sofferti. È il seguito da capire.

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