(M. Sconcerti) Vincere tre scudetti di fila nel dopoguerra, cioè su 67 campionati, è successo solo a tre squadre, il Torino degli anni 40, il Milan di Capello e l’Inter di Mancini-Mourinho. Non è ben chiaro cosa vincere comporti, ma è oggettivamente dimostrato che continuare a farlo è molto difficile. Spesso sono soltanto gli avversari che si rinforzano dopo aver preso botte per una settantina di partite. Altre volte due campionati rappresentano il meglio di un’intera generazione e portano a uno sfinimento naturale. La Juve di Conte non sembra per adesso percorsa da nessuno di questi pericoli.
È cambiato molto il suo miglior avversario dell’anno scorso, il Napoli, ma ha perso anche giocatori fondamentali e ha cambiato allenatore. Anche qui le statistiche hanno parole dure: dal dopoguerra solo un tecnico straniero è arrivato e vinto, Mourinho. Nemmeno Herrera ci riuscì. Benitez su questi numeri ha un piccolo vantaggio, non è al debutto assoluto, ha alle spalle i quattro mesi sfortunati all’Inter. Anche la tenuta emotiva, societaria, direi quasi sentimentale della Juve fa pensare che sia la migliore e la prima candidata a rivincere. Sappiamo tutti che cambiare idea è una delle cose più complicate che esistano, usciamo da un campionato dominato dalla Juve. Nel giudicare, nel cercare di vedere il futuro conta molto quello che è rimasto negli occhi. Ma in fondo al giro di mercato la Juve resta ancora nettamente la favorita, la sola che possa battere se stessa. O vince o perde, sempre alla Juve toccherà decidere.
Alle sue spalle vedo due squadre diverse, il Milan e ilNapoli. Il Milan ha più limiti, si basa quasi soltanto sulla differenza di Balotelli, non ha cambiato niente e viene solo da un terzo posto stretto. È però dopo la Juve la squadra più vicina all’esattezza. Il Milan ha tutto, anche se non troppo di tutto. È già molto dentro il campionato, forse riuscirà stavolta a non perdere punti in partenza, un anno fa dopo 10 giornate era a 17 punti dalla Juve. Balotelli segnerà 25 reti se troverà continuità, in fondo anche lui è al suo primo vero campionato da titolare. L’altro uomo fondamentale è Montolivo. In un centrocampo muscolare, piuttosto elementare, o la qualità arriva da lui o non arriva. C’è dentro Montolivo una piccola sindrome De Rossi, il rischio cioè di guardarsi soddisfatto quando il lavoro non è ancora finito. È lui la guida della generazione dei dopo Pirlo, anche se a suo modo. Deve rischiare di più, dimenticare il lavoro troppo pulito. Sa fare anche il difficile, il salto di tutta la squadra sta in questa crescita. IlNapoli è ancora in costruzione. Higuain è fortissimo, inutile paragonarlo a Cavani, non c’entra niente, ma farà tanti gol e giocherà per la squadra. Hamsik è uno dei pochi giocatori internazionali del campionato. Restano le due nuove ali che dovrebbero innescare Higuain e dare qualità a un gioco che a metà campo nascerà in modo spesso roccioso. Ci sono dei problemi, ma anche molte possibilità. Colpisce l’ottimismo di Benitez, la sua disponibilità a fare il capo popolo. Mi sembra più pronto che ai tempi dell’Inter, più sicuro della squadra. E anche più ottimista. In terza fila la Fiorentina. Rappresenta un modo diverso di interpretare il nuovo calcio. La scelta è rischiare di prendere un gol per segnarne due.
Quando ha il pallone la Fiorentina è spettacolare, quando lo hanno gli altri soffre sempre. Non credo sia da scudetto, sarà sempre bella e imperfetta. Ha gestito male i contratti dei suoi slavi, anche Seferovic. Sta subendo prepotenze su Lijaic ma ha finito con rendere il suo portiere l’uomo più discusso del campionato prima ancora di cominciare. Ha più qualità di tutti e un grande attaccante, Gomez. Se parte bene, sarà spinta da tutta una città. È comunque una delle poche società ad avere un progetto a lunga scadenza. Il futuro di Allegri è un’incognita, quello di Garcia e Benitez anche. Quello di Montella no. In quarta fila Lazio e Roma. La Lazio dipende da Hernanes, quando non si accende lui la squadra fa fatica a inventare, quindi anche a dare vita a Klose. È compatta, molto fisica, correrà per il terzo-quarto posto.
La Roma adesso è ingiudicabile, ballano sul mercato alcuni suoi giocatori fondamentali come Lamela e Pjanic. Destro sarà ancora fuori a lungo (e Destro è molto forte). A me la Roma piace in generale perché ha qualità dovunque, ma è diventato incomprensibile il progetto, cosa abbia davvero in mente la società. Si è passati dai 18 anni di Marquinos, Piris, Dodò, alla reinvestitura di Maicon. Sembra più una stagione di riassetto societario che di aggressione alla classifica. In quinta fila l’Inter. Quello che le hanno fatto questa estate all’Inter è troppo per tutti. Nessun presidente, una società sul filo, dirigenti continuamente sulla porta, nessuna possibilità di investire. Solo un grande attaccante, Palacio, che però hanno anche le altre squadre (Higuain, Tevez, Gomez, Klose, Vucinic, Destro, Rossi). La parte migliore resta Mazzarri, ma il gioco deve ancora cominciare. Stiamo tutti aspettando. Un ultimo dato: sarà la prima stagione con cinque derby. Si aggiunge quello di Verona. L’anno scorso superammo i mille gol (1.007), non accadeva dai tempi di Nordahl. È un augurio per tutti.