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CORRIERE DELLA SERA Lamela alla sfilata della Roma ma è già venduto al Tottenham. Incursione laziale con sfottò aereo

Lamela-Osvaldo

(G. Piacentini) «Que gran farsa». Sono bastate tre parole, in uno spagnolo che non ha bisogno di traduzione, per fotografare la giornata surreale vissuta dai circa 25 mila tifosi presenti ieri pomeriggio sulle tribune dello stadio Olimpico per assistere all’open day, cioè la presentazione della Roma al proprio pubblico. Autrice del tweet, rimosso dopo pochi minuti ma troppo tardi per non essere notato e riportato su molti siti internet, non è stata una tifosa qualsiasi ma la fidanzata di Erik Lamela. Mentre «El Coco» era in campo ad allenarsi (ma lo staff tecnico giallorosso è stato ben attento a non fargli disputare la partitella), acclamato dai tifosi che hanno riservato applausi solo a lui e a pochi altri eletti, il suo agente Pablo Sabbag si trovava a Madrid per discutere con Franco Baldini del contratto (guadagnerà 2.4 milioni netti a salire) che lo legherà al Tottenham per i prossimi 5 anni.

Due sere fa l’ex d.g. giallorosso, ieri nella capitale spagnola per trattare la cessione di Bale al Real, si era incontrato a Londra con il suo successore romanista Mauro Baldissoni e con il d.s. Walter Sabatini promettendo di staccare un assegno di 35 milioni di euro. Una cifra impossibile da rifiutare e infatti la Roma, che sta pensando di reinvestire una parte di quei soldi per provare a strappare alla Fiorentina Ljajic e che si è interessata al ventenne croato dell’Rnk Spalato, Ante Rebic, non lo ha fatto. Lamela e la sua fidanzata sapevano benissimo che quello di ieri pomeriggio sarebbe stato il suo saluto al pubblico romanista, e c’è voluto un gran lavoro diplomatico da parte dei dirigenti per convincerlo a scendere in campo. Una presentazione virtuale, quella dell’argentino, per non agitare ancora di più gli animi di una piazza che non ha ancora perdonato alla squadra e alla società le ultime due stagioni fallimentari e soprattutto la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio lo scorso 26 maggio.

Una sconfitta difficile da dimenticare, anche perché per tutta l’estate è andato in scena un derby particolare con i tifosi biancocelesti, quello degli striscioni aerei.Passatempo costoso (ogni passaggio costa circa 3.000 euro) ma di sicuro effetto. Fino a ieri il punteggio dei voli era in parità, tre per parte: V’avemo arzato la coppa in faccia, il primo di matrice laziale sul litorale romano; V’arzamo in faccia il nome immortale: As Roma, l’ultima risposta giallorossa, domenica sera, prima della Supercoppa vinta proprio all’Olimpico dalla Juventus. Ieri l’ultimo (?) sfottò biancoceleste: 26/05/2013 la verità reale è che v’avemo fatto male. Una verità innegabile, e che ancora brucia.

Lo sanno i tifosi giallorossi, che si aspettavano una reazione ben diversa dalla società — fischiato anche il presidente James Pallotta — rispetto alle cessioni di Marquinhos e Lamela. «Non saper rimediare ad una sconfitta è peggiore della sconfitta stessa», è lo striscione rimasto esposto in curva Sud per tutto il tempo della presentazione dei calciatori in campo, a cui ha fatto da sottofondo il coro «Tifiamo solo la maglia», che rende bene l’idea della distanza che c’è in questo momento tra la squadra e la tifoseria. Non è stato risparmiato nemmeno il tecnicoRudi Garcia, nonostante la promessa di rendere i tifosi «orgogliosi della squadra». Tra i pochi a ricevere applausi i nuovi acquisti Maicon e De Sanctis, oltre a Daniele De Rossi e a Francesco Totti, che ha provato a ricucire lo strappo: «So cosa provano i veri tifosi della Roma perché li conosco da sempre. Ci sono stati sempre vicini e ci hanno dimostrato amore: l’unico modo per ripagarli è fare i risultati». Da sempre, la medicina migliore.

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