(L. Valdiserri) – Una certezza. Rudi Garcia è riuscito a entrare «dentro» la squadra in tempi eccezionalmente brevi. Più pratico di Luis Enrique e meglio guidato dai dirigenti, più espansivo di Zeman e più allenatore di Andreazzoli.
Una sintesi che, almeno in attesa delle prove vere, cioè il campionato, ha messo d’accordo le diverse anime della Roma. Le amichevoli hanno mostrato un’incoraggiante propensione al calcio dinamico e associativo. Tanti dettagli da mettere a punto e tanti punti interrogativi. La difesa resta il reparto più debole, dopo aver subito 110 gol negli ultimi due campionati (la Juve ne ha presi 44). De Sanctis si è inserito bene, ma i 36 anni non si cancellano, Skorupski e Lobont non danno sicurezza come rincalzi. Maicon è ancora un mistero, anche se ieri si è allenato con i compagni, e Torosidis è poco adatto alla difesa a 4. Benatia e Castan (offerto a Valencia e Villarreal), presi singolarmente, sono buoni giocatori ma non fanno una coppia. Servirebbe un Chivu dei tempi belli. Balzaretti e Dodò hanno fatto passi avanti, soprattutto fisicamente. Jedvaj e Romagnoli hanno il futuro dalla loro, ma speriamo che lo staff garantisca anche un presente per non far perdere loro un anno.
Il centrocampo è il reparto che dà più garanzie, ma De Rossi è un sopportato in casa (per via dell’ingaggio) e Pjanic finisce spesso nelle trattative di mercato perché c’è un bilancio da sistemare. Le garanzie del bosniaco sono Garcia e il suo staff, che lo conoscono da quando, minorenne, era la promessa della Ligue 1 con il Metz e poi un titolare fisso nell’Olympique Lione.
L’attacco è potenzialmente fortissimo,ma è anche il reparto con più dubbi: Osvaldo è in vendita e continua ad allenarsi a parte: è sparito dal rigore che gli ha regalato Totti contro il Bursaspor; Borriello è un «problema» (copyright: Sabatini) per la terza stagione; Destro è a data da destinarsi; Totti va per i 37 anni e non faceva l’esterno nel 4-3-3 nemmeno con Zeman; Gervinho è appena arrivato; Lamela è un po’ confuso tra ruolo e futuro: a Roma o altrove?
C’è lavoro per il d.s. Sabatini, che non ha certo paura di vendere e comprare: in due anni la Roma ha fatto 121 operazioni tra entrate, uscite e prestiti. Le ultime, utili ma poco trasparenti, sono la cessione di Konaté al Lleida (terza serie spagnola) per liberare il posto da extracomunitario a Maicon e l’acquisto di Babù dalla Paganese per fare lo stesso con Gervinho. Così fan tutti, si dice. Ma non erano le parole della prima Roma made in Usa. Tanto tempo fa.