(M. Evangelisti) – Nessuno doveva suggerirgli di tirare in porta né come. Bastava permetterglielo. Daniele De Rossi aveva quel corridoio prediletto e a un certo punto glielo hanno sbarrato. Garcia non ha fatto niente, non più di quello che fa con gli altri. Li mette in fila e li costringe a crossare, a girare intorno agli altri e a ricominciare. Poi li sposta sul lato anteriore dell’area e passa ai tiri. De Rossi non ha detto una parola domenica sera sugli allenatori che avevano abolito la sua corsia preferenziale, disposto anche a prendersi le colpe dell’eclissi lunga 469 giorni, niente gol né illuminazioni. Meglio passare per pigro che per maleducato. (…)
Neanche Garcia ha avuto bisogno di troppe chiacchiere con De Rossi.Ne orbitavano già troppe intorno al ragazzo. Gli è bastato riaprire la sua corsia preferenziale, metterlo davanti alla difesa con licenza per l’avventura. Davanti a quella soglia Daniele ha esitato a lungo, come avesse timore della luce oscura che scorgeva oltre. L’ombra talvolta ti fa sentire protetto. Ma a un certo punto doveva uscire, affrontare il rito di passaggio tra oblio e rinascita. (…)
Non ho celebrato questo giorno perché non c’era nulla da celebrare, ha lasciato intendere Daniele. Giusto. Si festeggia una svolta, non il ritorno alla normalità. La normalità sono gli urli di gloria dopo il tiro folgorante, la cascata di manate sulla testa, il mucchio di abbracci con tutta la squadra e tutti i compagni, compresi quelli a prossima scadenza come Lamela.(…)
E un po’ più a maniche corte del solito. Con i tatuaggi rotanti in vista. La maglia di De Rossi, con la Roma e con l’Italia, ha un bordo sul bicipite destro e l’altro sul polso sinistro. Oppure un prolungamento elastico rosso o azzurro. Una volta la squadra era in difficoltà e mi strapparono una manica e io segnai e da allora in campo mi travesto da straccione. La racconta così, come una favola senza morale. (…)
Dunque De Rossi è rientrato nella sua corsia preferenziale vestito da giocatore qualunque, che poi è quello che desidera, «uno che a Roma e nella Roma è a casa sua e che sta bene tra compagni così, determinati, affamati, gente dura» . Tanto dura da commuoversi per lui che torna a segnare riaprendo il filo diretto sentimentale con i tifosi. I quali poi guardano storto il direttore sportivo Sabatini perché pare invecchiato invece di saltar su al gol. Si accarezza il viso come per coccolarsi dopo le preoccupazioni e molti pensano voglia ancora liberarsi di Daniele. Tante, troppe chiacchiere, sbuffano a casa De Rossi. (…)