(M. Evangelisti) Neanche mezzo passo indietro. Adem Ljajic piazza le braccia larghe sul tavolo, pronto ad ascoltarne di cotte e di crude sul suo conto. Quello è il suo ponte Sublicio e lui un Orazio Coclite venuto dall’Etruria per allearsi ai romani. Si aspetta un assalto che infatti arriva. Lo respinge con la sua disarmante semplicità di linguaggio.«Sono qui a Roma perché non avevo mai visto una squadra giocare così bene contro la mia Fiorentina. Tre sconfitte per me e sempre dopo partite in cui si è visto il miglior calcio d’Italia, da entrambe le parti» . (…)
Tanta fretta gli ha consentito, racconta, di vedere all’opera un gruppo di ottimo livello, un allenatore bravo «che se mi chiede di giocare terzino io gioco terzino, però preferisco esterno destro in attacco» , un bel centro sportivo e la voglia di fare le cose alla grande. «Qualificarci per le coppe europee e vedere che cosa succede in campionato. Io dico che l’unica squadra superiore alla nostra è la Juventus. Poi c’è un plotoncino che può puntare al secondo posto e di questo facciamo parte anche noi della Fiorentina» .
Il lapsus è pacchiano e comprensibile dopo tre anni di prestazioni oscillanti, show indimenticabili e litigi perforanti con la maglia viola.«Questo fatto del ragazzo cattivo mi indispone. Potete chiedere ai miei ex compagni se sono cattivo. Del litigio con Delio Rossi ho parlato tanto e non ci voglio più pensare» . (…)
IL COPIONE – Sapeva anche questo. Che a Roma oggi ci sono due parole capaci di far scattare riflessi condizionati e riaccendere il senso di ragno nei tifosi. Una è derby. L’altra è Totti. «Alla Fiorentina tiravo le punizioni. Qui potrei farlo solo quando Totti non gioca. Se c’è lui, io mi piazzo per recuperare la ribattuta» . (…)