(M. Evangelisti) – Qualcosa Rudi Garcia deve aver fatto a questo ragazzo. Magari soltanto sorridergli, farlo sentire a casa e non una merce di scambio, non una voce di bilancio. Questo che vediamo è Miralem Pjanic o è un baccellone che ne ha preso il posto, con intenzioni benevole questa volta? «E’ solo il Pjanic che ho conosciuto in Francia. Di ciò che è stato nei due anni precedenti con la Roma non interessa a me perché non c’ero e non interessa a nessuno perché è il passato. Probabilmente, accanto a grandi giocatori come De Rossi e Strootman il ragazzo si sente più protetto, più sicuro».
Così Garcia alla fine della partita vinta per 4-1 contro il Toronto e che forse sarebbe finita altrimenti se Marquinho non si fosse infortunato e il francese non ne avesse approfittato per aprire il vaso di Pandora che era mercoledì la sua panchina e trarne quel demone pallonaro. O forse no, visto che tra le due squadre scorre un Mar Rosso senza alcun Mosé sulla riva. E’ però senz’altro vero che, come fa notare ancora Garcia: «Brutti i primi venti minuti. Quando è entrato Pjanic il match è cambiato. Non solo dal punto di vista tecnico, anche da quello mentale».
STELLE – Il nuovo e vecchio Pjanic è quello di cui il suo primo allenatore.Yvon Pouliquen, diceva: quando ha il pallone tra i piedi il tempo si ferma. Lo stesso superpotere di Andrea Pirlo, l’uomo che Pjanic ricorda quando le stelle sono allineate nel modo giusto. A Toronto lo erano, per esempio: due gol, uno su punizione, uno in recupero palla su errore di Hall, danza di guerra sul portiere e appoggio di tacco. Come Pirlo, Pjanic porta il ruolo di regista in viaggio per il campo, evitando accuratamente di starsene seduto su una sedia fissata al terreno.
«E’ così che vuole l’allenatore. Movimento, sempre movimento. Con lui in campo mi diverto, ci divertiamo tutti. E il ruolo mi piace». Pjanic parla di Garcia come Garcia parla di Pjanic, riconoscendogli meriti e qualità, non certo nello stile io faccio il tuo lavoro e io il mio che è, per esempio, quello di Jedvaj.
IL PRINCIPE – Che non diventi un problema in questa squadra in cui tutti sono leaer e nessuno vuole esserlo. Giustamente Garcia ci vede opportunità, ma è solo un modo di considerare la cosa. Per esempio mercoledì sera la folla non è stata soddisfatta finché non ha visto entrareTotti, invocato da cori più robusti dei gridolini lanciati poco lontano dalle fan dei Backstreet Boys. Nessuna invidia da parte degli altri giocatori della Roma, che hanno anche cercato di far segnare il capitano. Ma poi un cronista canadese ha chiesto a Bradley: se Totti è il re di Roma, il principe chi è? sperando di sentirsi rispondere: Pjanic. Michael ha la testa troppo lucida per cadere nel tranello e ha risposto: «Suo figlio».