(C. Zucchelli) – Considerando che non segna con la Roma da 467 giorni, il fatto che per lui lo stadio di Livorno da piccolo fosse «come il Maracanà» potrebbe essere di buon auspicio. In fondo, quando al Maracanà (quello vero) ci ha giocato — a giugno contro il Messico in Confederations Cup — Daniele De Rossi è stato quello che nella Roma non è più da un po’ di tempo: imprescindibile. Fondamentale in Nazionale, comparsa con Zeman prima e Andreazzoli poi, De Rossi inizia domenica la sua tredicesima stagione da professionista e spera che il numero gli porti fortuna. Per tornare a segnare, visto che l’ultima volta in giallorosso c’era ancora Luis Enrique in panchina (a Cesena, ultima partita del tecnico spagnolo), e per riprendersi un posto in prima fila in squadra.
TORMENTI A patto che il mercato non riservi ulteriori colpi di scena. Anche se è difficile, se non impossibile, pensare a una Roma che dopo Marquinhos, Osvaldo e Lamela si privi anche di De Rossi. Certo il pensiero c’è stato, e neppure in tempi troppo lontani, visto che qualche giorno fa i dirigenti giallorossi hanno (di nuovo) sondato il terreno col Chelsea. Il contratto da sei milioni netti pesa e tanto nelle casse di Trigoria, orfane per il terzo anno di fila della Champions League. De Rossi lo sa, come sa bene che il suo rendimento dell’ultima stagione non è stato all’altezza: dei soldi e della fama. Per questo, seppur con un umore che non è al massimo, sembra aver messo da parte dubbi e tormenti, per riprendersi la Roma. Intesa come squadra e, se possibile, società. Coi tifosi, almeno stando alla standing ovation che i 30 mila presenti all’Olimpico gli hanno tributato nel giorno dell’Open Day, sembra tutto ricucito. Solo applausi per lui, che, emozionato più del solito, ha ringraziato. Senza dire una parola. Aspetta a farlo, come ha spiegato dal ritiro della Nazionale. A fine mercato parlerà, come succede ormai da qualche anno, e dirà la sua verità.
AMARCORD Prima delle parole, però, i fatti. Domenica a Livorno De Rossi giocherà la partita numero 419 con la Roma (307 in Serie A). Nella città dove ha vissuto i primi anni della sua vita, visto che il papà ci giocava a calcio, e dove ha i primi ricordi legati a un pallone, proverà a ricostruire il futuro. Al Picchi ha segnato nel 2007, ed era tutto diverso: quella Roma lì, con Spalletti in panchina, era una squadra che si conosceva a memoria, questa invece debutta con tanti dubbi e poche certezze. De Rossi ne farà parte. A partire da dopodomani. A partire da quello stadio che, per lui, è stato il primo della vita. Visto che aveva meno di un anno quando, in braccio al padre, mise piede per la prima volta all’Ardenza.