(P.Inno) –L’allarme lanciato qualche giorno fa da Arrigo Sacchi («Nel campionato italiano ci sono troppi stranieri», aveva detto) non è caduto nel vuoto. Lo ha raccolto il presidente della Figc, Giancarlo Abete, che ieri ha commentato le parole e i dati forniti dal responsabile delle Nazionali giovanili azzurre: «Occorrerebbe una riflessione attenta e organica, che coinvolga tutti i club di Serie A e, in particolare, le grandi società». Il pensiero di Abete va ai vivai e alle politiche giovanili dei club italiani: «Spesso si sceglie di non investire nei giovani perché si pensa che la scelta non convenga in termini economici e di risultato. E però si deve ammettere che questo tipo di politiche non ha prodotto miglioramenti sistemici nei rendimenti dei club».
VIVAI E SOSTENIBILITA’ La riflessione di Abete è iper-realista, ma il dibattito sui vivai, tema fisso di ogni vigilia di stagione, è destinato a incepparsi al solito punto. I club italiani hanno fretta e questo non fa bene alla crescita dei giovani calciatori.«E non giova, soprattutto, alla potenzialità del calcio italiano», chiosa Abete, che riprende un tema già toccato da Sacchi all’indomani della finale dell’Europeo Under 21, persa dagli azzurrini contro la Spagna: «Senza programmazione, le nostre Nazionali non hanno futuro», aveva tuonato l’ex cittì azzurro, che ancora pochi giorni fa ha rincarato la dose: «La storia dice che se ci sono troppi stranieri soffre il nostro calcio e, soprattutto, soffrono le nostre Nazionali». Abete non si fa sfuggire l’assist: «Nel giro di pochi anni, cinque o sei sostanzialmente, la crescita del minutaggio dei giocatori non selezionabili per la squadra Nazionale è stata significativa, passando dal 26,7% ad oltre il 50%. Eppure, non mi sembra che ciò abbia prodotto una crescita di risultati. Tutt’altro: mi pare che i risultati delle nostre squadre di club, negli ultimi anni, siano stati peggiori rispetto a quelli degli anni passati».
UNA CONSOLAZIONE Non ci sono soluzioni magiche e «non si tratta nemmeno di ragionare solo sui vincoli numerici agli stranieri in campo», chiude Abete. Che si consola così: «Nonostante tutto, a livello di Nazionale maggiore e di Under 21 ci siamo espressi ai massimi livelli grazie alle capacità dei nostri tecnici e dei nostri giocatori». Però non basta.