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GAZZETTA DELLO SPORT Il centrocampo? Testa, gambe e posizioni mobili

Kevin Strootman

(A.Pugliese) –  A vederli giocare anche ieri mattina, nell’ultimo allenamento bostoniano prima di partire per Toronto, sembrano davvero il centrocampo perfetto. Almeno sulla carta, anche perché i nomi sono altisonanti e sentirli tutti e tre insieme, tutti di un fiato, fa un certo effetto. Pjanic, De Rossi e Strootman sembrano essere i tre titolari in mezzo al campo della Roma che sta nascendo in questi giorni americani. Ma possono essere davvero loro gli uomini del centrocampo perfetto pensato da Rudi Garcia?

Interscambiabilità Partiamo da un concetto di base, il centrocampo per Garcia è il reparto più importante in assoluto. «Quello è il cuore delle mie squadre, lì nasce tutto» ha detto in più occasioni il tecnico francese. E lì ha bisogno di un regista che sappia ribaltare l’azione, difendere e anche inventare e di due intermedi che corrano, aiutino e pressino molto, soprattutto sui portatori di palla. E poi al francese piacciono i giocatori interscambiabili, quello che anche a partita in corso possono cambiare posizione più volte, senza calare di rendimento[…]

Cosa va Da questo punto di vista, De Rossi e Pjanic sono assolutamente interscambiabili tra di loro: entrambi possono andare a giocare come centrocampista centrale («Daniele per me è il regista ideale, Miralem è talmente forte che può giocare ovunque dal centrocampo in su» ha detto su di loro Garcia nei giorni scorsi), che nei piani dell’allenatore ha il compito di abbassarsi molto e impostare ogni azione di gioco. Tra i due, però, l’impressione è che come intermedio renda meglio l’azzurro del bosniaco, perché nelle corde di Daniele c’è più dinamicità e corsa di quelle di Miralem. Strootman, invece, è differente. Gioca a tutto campo, corre e rincorre, strappa palloni agli avversari e reimposta. Sembra il giocatore ideale in questo 433 come intermedio[…]

Cosa non va Se il centrocampo formato da De Rossi, Pjanic e Strootman sulla carta piace eccome, ci sono delle cose dove sembra poter avere delle carenze. Sul piano delle dinamicità, per esempio, soprattutto se a giocare regista alla fine sarà Daniele. Ecco perché l’impressione è che alla fine tante partite e tanti minuti se li conquisterà Michael Bradley, entrato a tutti gli effetti nelle grazie di Garcia. Dell’americano Rudi apprezza la grande disponibilità, la voglia di sacrificio, la propensione alla corsa e la capacità di andare in pressione sui portatori di palla. E, ovviamente, la professionalità, tasto su cui Garcia batte parecchio. Poi ci sono Florenzi e Marquinho, che ad oggi sembrano partire dalle retrovie. In un’ideale griglia di partenza, sono i due che occupano la terza fila. Ma la corsa, per loro, può regalare scalate decisive.

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