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GAZZETTA DELLO SPORT Le sei scoperte dell’estate dal doping alla giustizia…

Giancarlo Abete

(R. Beccantini) Nel calcio, l’estate è stagione di grandi scoperte. L’Uefa di Michel Platini, per esempio, ha scoperto il doping. Era martedì 2 luglio, quando i giornali batterono la notizia. Dal fair play finanziario al fair play ematico: più analisi del sangue per tutti e più controlli a sorpresa, anche se solo in caso di precedenti e flagranti violazioni.

Arrigo Sacchi e Giancarlo Abete hanno scoperto che, in serie A, ci sono troppi stranieri. Anzi: non ce ne sono mai stati così tanti. Molti dei quali, aggiungo io, «estranei» ai ferri del mestiere e riconducibili, aggiungono le procure, a pratiche di reclutamento non proprio limpide. La globalizzazione (dei badati, dei badanti) ha sabotato il concetto di vivaio.

Non poteva mancare la scoperta della tolleranza zero sul fronte della lotta al razzismo. Alludo ai dieci turni di squalifica inflitti a Gaetano Iannini del Matera (serie D) per aver dato del «negro di m.» a un avversario diversamente bianco. Ne prendo atto, sicuro che gli organi preposti non avranno problemi a trasferire tariffari così drastici dal basso all’alto. Conoscendo i miei polli, preferisco però non scommetterci. Che nemmeno papa Francesco possa fare miracoli, è scoperta che riga ma non intacca la devozione. Italia-Argentina del 14 agosto era un’amichevole organizzata in suo onore. Leo Messi e Mario Balotelli lamentarono contratture assortite e, naturalmente, vennero rispediti a casa. Sua santità la Liga, sua santità la Champions: chi sono io per giudicare i guai (degli altri)?

E poi la scoperta dell’Asia, del ritardo accumulato dal modello Italia nei confronti dei conquistatori della Premier, clienti abituali e generosi di uno sterminato bazar. Tutto vero. Una sola domanda: gli inglesi, che hanno invaso l’Asia, dove giocano la loro Supercoppa, a Pechino? Altro spunto di periodica esplorazione, la volontà di limitare il kamasutra d’area al grido di «meno abbracci più rigori».Non vi dico da quante estati ne sento discutere, e lo sento minacciare. Alla fine, però, sempre la stessa domanda se non ora, quando? e sempre la stessa risposta: quando.

La scoperta più stramba risale a metà luglio. Un carro armato di tifosi dell’Atalanta, con a bordo Giulio Migliaccio e Glenn Stromberg, travolse allegramente un paio d’auto pittate con i colori del Brescia e della Roma. Per la cronaca, e per la storia, lo Sherman americano della seconda guerra mondiale, di proprietà di un collezionista, allieta le feste societarie dal 2008. Basta e avanza un goliardico «teste di carro».

Per concludere, la scoperta che la giustizia sportiva va riformata. E’ un argomento di cui si parla a rate, ogni volta che da un palazzo o da Palazzi escono gli ultimi e le ultime di Scommessopoli. La prima mossa tocca al Coni, il cui presidente, Giovanni Malagò, aveva fissato un perentorio paletto: 30 giugno. Le promesse corrono, i «tavoli» giacciono. Nel frattempo, siamo sempre lì: alle «quasi» sentenze (dossier Mauri), alla ricerca di approfondire, al pio desiderio che il sistema renda moderni i suoi codici i suoi stadi. Siamo e restiamo il Paese delle larghe «attese».Che scoperta.

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