(A. Pugliese) – Dopo due anni di silenzi, sguardi, tentativi di intesa e fraintendimenti, la difesa della Roma ha trovato finalmente una nuova guida. Si chiama Morgan De Sanctis e rispetto ai mutismi infiniti di Maarten Stekelenburg ha una caratteristica fondamentale: parla e anche molto, così tanto che sembra voler telecomandare la difesa (ma non solo) come fosse un joystick di un videogioco.
Leader A vedere De Sanctis in questa tournée americana sembra quasi che l’ex portiere del Napoli sia alla Roma da una vita: eppure sono passati solo pochi giorni, da quando nel ritiro di Dimaro con Benitez faceva il conto alla rovescia per arrivare nella Capitale, doveva sperava di sbarcare il prima possibile. Scherza e gioca con tutti, in campo è una radiolina a cielo aperto, impone costantemente la sua leadership. Già, proprio quella che è mancata ai giallorossi negli anni passati e la cui asticella, con l’arrivo del portiere abruzzese, si è andata alzando verso l’alto. Ha carisma Morgan, tanto da riprendere tutti i compagni quando necessario, ma anche da spendere sempre una parola di incoraggiamento in più per quello in difficoltà, o che ha appena sbagliato. Il risultato? Difficile vedere quelle pause mentali o quegli smarrimenti improvvisi degli anni passati: Castan è sempre sveglio, Balzaretti e Torosidis sulla corda, i centrocampisti pronti a coprire e ripartire. Morgan comanda un po’ tutti, anche quelli più a distanza come gli attaccanti. Un joystick vocale che sembra aver aggiunto una cosa fondamentale a questa squadra: la personalità, di cui la Roma degli anni passati ha sempre difettato.
Rudi felice E se lo apprezzava già molto prima di vederlo all’opera (tra l’altro, i due si conoscevano già avendo un amico in comune), in questi giorni Rudi Garcia ha imparato a stimare De Sanctis ancora di più. Il francese è rimasto conquistato dai modi di Morgan, dentro e fuori il campo. Dentro proprio per la personalità e la cattiveria agonistica dimostrata in ogni occasione, fuori per l’immensa disponibilità che ha con tutti. Tanto che Morgan è diventato un po’ la chioccia anche del gruppo dei giovani, quello che in certe occasioni vive un po’ timidamente in disparte. A coinvolgere i vari Romagnoli, Caprari, Verre, Ricci e Crescenzi con consigli ma non solo è proprio lui, che sa bene che nelle squadre conta anche saper fare da collante tra chi «pesa» nello spogliatoio e chi ci si avvicina da poco o relativamente poco, masempre con l’ansia di dover crescere o poter sbagliare. Così, alla fine sembra quasi che comandi proprio lui un po’ tutto. «Il nostro problema? È sempre stato una questione di leadership», ha detto nei giorni scorsi più volte il presidente Pallotta. Con l’arrivo di De Sanctis, probabilmente è un problema un po’ meno fastidioso di prima…
Chelsea Intanto sabato, a Washington, si potrà cominciare a togliere già uno sfizio, magari una piccola rivincita contro quel Chelsea che con il Napoli gli ha tolto il sogno della Champions due anni fa, quando non bastò battere 31 i Blues al San Paolo, visto che a Stamford Bridge gli inglesi ne segnarono quattro. Già, il Napoli. Con Roma non c’è mai stato amore negli ultimi 30 anni, chissà che Morgan non aiuti anche qui a fare qualche passo in più…