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IL MESSAGGERO Scatto di Gervinho: “La Roma è il massimo”

Gervinho con la maglia della Roma

(B. Saccà) –  L’aeroporto di Fiumicino è un mare di colori. Un’infinità di viaggiatori punteggia il salone degli arrivi del terminal T3 nella prima domenica di agosto. Ragazzi, soprattutto: molti arrivano a Roma per le ferie, tanti tornano già dalle vacanze, e di nuovo incrociano gli sguardi di fidanzate, fidanzati, amici e parenti. Abbracci, baci, perfino fiori e striscioni. Alle 12,30 le porte scorrevoli dell’area del ritiro dei bagagli svelano il nuovo acquisto della Roma. Gervinho sbarca nella capitale, ma pochi – curiosi più che tifosi – sembrano calamitati: le hostess sono particolarmente attratte dalla telecamera, i dipendenti dell’Alitalia e degli Aeroporti di Roma mostrano la propria curiosità, alcuni supporter qualche perplessità.

FELPA E SOLE – Gervinho è appena atterrato a Roma con il volo della British Airways BA548 proveniente da Londra Heathrow. Nessun ritardo. Sorride subito, e posa per una fotografia – la prima da romanista – con Emanuele, un piccolo tifoso velocissimo a intrufolarsi oltre la sicurezza. Gervinho indossa un cappellino blu personalizzato, una maglietta bianca con una serie di scritte e di inserti, una medaglietta al collo, e una tuta grigia dotata di felpa addirittura con cappuccio nonostante i 39 gradi di temperatura: due amici e il procuratore Boisseau lo seguono come un’ombra lungo la scala mobile che sale al piano delle partenze. «Sono molto felice, era il mio sogno», sussurra soltanto il nuovo attaccante giallorosso. Alza il pollice, e parla ora in francese, ora in inglese. Un’auto bianca della Roma è però già pronta a sfrecciare verso il Mancini park hotel, un albergo a metà strada tra il mare e la città.

DUE ORE AL GEMELLI – Un paio d’ore più tardi, Gervinho è di nuovo in macchina, spedito verso il Campus biomedico per svolgere i primi esami medici: si sottopone alle risonanze magnetiche alle caviglie e alle ginocchia. Poco prima delle 17, poi, taglia la città, e cambia l’ospedale per compiere la seconda fetta dei controlli al policlinico Gemelli, settimo piano, reparto di Medicina dello Sport. Una decina di giovani tifosi accoglie l’ivoriano con una festa, chiedendo autografi e foto. E un paziente dell’ospedale (ancora munito di flebo) riesce perfino a dare un bacio a Gervinho sulle guance. Amore di tifoso, certo. I sostenitori – quindici, venti –, il procuratore e gli amici del giocatore dovranno quindi attendere la fine delle visite per quasi due ore. Senza fine. Del resto la Roma, si immaginerà, non può permettersi il lusso di commettere errori sotto il profilo sanitario. Nel frattempo, gli amici di Gervinho trovano il tempo (e la disponibilità) per regalare alcune cartoline con l’immagine del calciatore ai piccoli supporter, brillanti di felicità. E l’agente Boisseau, seduto in disparte, smussa ogni ruvidità e risponde alle domande dei cronisti. «Garcia l’ha voluto molto, ma di più la Roma. Ritrovarsi con Rudi fa piacere ed è una situazione comoda ma sarà difficile perché Gervinho sa quanto è esigente il tecnico. I primi contatti con la Roma? Risalgono già ai tempi di Pradè e di Daniele Baldini», confida.

PRONTO A CORRERE – L’ivoriano esce dal reparto intorno alle 19, e incontra l’onda del tifo, ormai montata. Flash, foto, video, autografi. Una sciarpa giallorossa, infine. «Forza Roma!», scandisce lasciando il policlinico. Tornerà in albergo attraversando la città calda e deserta. Stamattina, a digiuno, ovvio, effettuerà i prelievi del sangue ancora al Campus biomedico. Poi si allenerà a Trigoria da solo, e nei prossimi giorni conoscerà i nuovi compagni in America o in Canada: potrebbe esordire contro il Chelsea sabato prossimo. Una sfida che profumerebbe di derby per un ex dell’Arsenal. Quanto al numero della maglia, l’ivoriano ha sempre avuto il 27 sulle spalle, e presto chiederà una gentilezza a Dodò. Il 27 maggio è la data del suo compleanno, d’altronde.

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