(M. Ferretti) – Erano cinque, al fischio d’avvio del tedesco Stark, gli abituali o prossimamente abituali frequentatori dell’Olimpico. Tre con la maglia azzurra dell’Italia e due con quella a strisce verticali della Seleccion. Due romanisti, De Rossi e Osvaldo, e un laziale, Candreva, da una parte; uno della Roma, Lamela, e uno della Lazio, Biglia (all’esordio romano), dall’altra. Poi, all’inizio della ripresa, è entrato in campo Florenzi, cuore giallorosso (ma Aquilani, prodotto di Monte Sacro e di Trigoria, come lo vogliamo considerare?), e a seguire anche uno sfavillante, decisivo Marchetti (e, scusate, di Cerci cosa vogliamo dire?) e così lo strano, maxi, incrociato derby ha fornito alla sfida tra Italia e Argentina i connotati autentici di una stracittadina alla romana. E alla fine hanno sorriso i connazionali di Papa Bergoglio, trascinati da un Higuain scintillante. E meno male che non c’era Messi…
VOGLIA DI GOL
Osvaldo, che ha cantato l’inno di Mameli (ma pare che abbia canticchiato anche quello argentino, imparato alle elementari a Buenos Aires…), si è dannato l’anima per rimediare un pallone decente da spedire alle spalle di Andujar. Ha fatto tanti movimenti giusti, ma Dani non è stato utile alla causa dato che i suoi rifornitori hanno peccato in maniera eccessiva di imprecisione. E così la sua prima all’Olimpico dopo la finale di coppa Italia persa contro la Lazio (e relative, molteplici polemiche) alla fine si è rivelata una serata andata a male. Non meglio è andata al suo amico De Rossi, impiegato nel ruolo di difensore centrale in una difesa a quattro. DDR (che ha chiuso con la fascia di capitano al braccio, dopo l’uscita di Buffon) ha cominciato benino poi è incappato in un errore vistoso in fase di palleggio che ha determinato la rete di Higuain. De Rossi ha passato la palla a Lamela, che poi ha assistito con un tocco facile il neo napoletano Gonzalo. Gli ha dato il pallone perché è suo compagno di squadra, l’immediata battuta in tribuna stampa. A proposito di Lamela: il Coco è stato protagonista della sfida soltanto nella prima frazione poi, durante l’intervallo, ha lasciato il posto a Banega, che ci ha messo un attimo a fulminare Buffon per la seconda volta. Lamela non è andato male, ma Banega è andato meglio.
LO STRANO DIFENSORE
Tornando a De Rossi, va detto che c’era molto attesa per la sua prova visto che si è detto e ripetuto mille volte che lui gioca bene soltanto in nazionale e mai con la Roma. In realtà, Daniele contro l’Argentina non ha giocato bene neppure con la maglia azzurra, ma non può essere trascurato il dato che il ct Cesare Prandelli l’ha voluto impiegare nel ruolo di difensore centrale. E in una difesa (a quattro) improvvisata. Se Cesare voleva suggerire qualcosa a Rudi Garcia (che era in tribuna), non c’è riuscito. O forse gli mandato un messaggio chiarissimo: De Rossi non può che giocare in mezzo al campo. Candreva, molto attivo sulla fascia destra, ha giocato solo il primo tempo e in quei quarantacinque minuti ha avuto la conferma diretta che Biglia, suo nuovissimo compagno nella Lazio, è un buon giocatore. Ordinato, pratico, senza troppi fronzoli, tosto. Biglia (seguito in tribuna con attenzione da Vlado Petkovic) si è piazzato in mezzo al campo al fianco di Mascherano (e poi Maxi Rodriguez) e le cose non sono andate male sia per lui che per l’Argentina. La sensazione che in un campionato così rude come quello italiano potrebbe trovarsi senza grosse difficoltà a suo agio. Ma, già a partire da domenica prossima, il clima non sarà più amichevole.