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IL ROMANISTA Anche al Picchi piangono

(V. Meta) Un’ora di fatica tecnica e tattica, poi sale in cattedra De Rossi e in due minuti fa almeno tre cose: apre e chiude la partita con un gran gol, porta via tre punti dal Picchi e riporta ai tifosi la Roma. Ricomincia da lui, la prima Roma dopo il 26 maggio, e un motivo ci sarà. In casa del neopromosso Livorno finisce 2-0 in due minuti (di Florenzi il raddoppio), perché il resto è un tempo di ostinato pressing della squadra di Nicola, che però non arriva mai a mettere paura a De Sanctis, cui corrisponde un tempo di possesso palla dei giallorossi, che invece dalle parti dell’ottimo Bardi (migliore in campo fra gli amaranto) ci arrivano pure, ma senza riuscire a batterlo.

Nella ripresa il tecnico toglie Borriello (tanto la clausola da 300mila euro era scattata), inserisce Gervinho, manda Totti a fare il centravanti e la partita svolta. E anche qui, ci sarà un motivo. Per la prima ufficiale sulla panchina della Roma, Rudi Garcia smentisce i pronostici lasciando in panchina Gervinho e schierando al centro dell’attacco Marco Borriello, con Florenzi a destra e Totti che parte dalla sinistra ma con licenza di svariare sull’intero fronte d’attacco. In panchina c’è pure Lamela, giusto per congedarsi prima della partenza per Londra. In tribuna invece c’è la dirigenza al completo, anche se di mercato non vuole parlare nessuno. Davide Nicola, anche lui al debutto in Serie A, punta a limitare i danni e schiera il suo Livorno con la difesa a cinque, tre mastini a centrocampo e il solo Belingheri a dare man forte a Paulinho in avanti. Ne viene fuori un primo tempo combattuto, in cui la figura migliore la fanno Maicon e Pjanic da una parte, Bardi e Ceccherini dall’altra: ordinato più che propriamente ispirato, il bosniaco manda Florenzi a tu per tu con Bardi dopo un paio di minuti, Alessandro ci prova, ma la sua conclusione con il destro è facile preda del portiere.

Le cose migliori arrivano sempre dalla fascia destra, dove Maicon si toglie di dosso la ruggine mandando puntualmente fuori causa Gemiti (che infatti esce per infortunio dopo mezz’ora) e poi anche il pur talentuoso Mbaye. Dal piede del brasiliano parte anche il bel tiro che al 17’ impegna Bardi sul primo palo, oltre al lancio per Florenzi, recuperato in extremis da Ceccherini al 20’. La Roma chiude avanti: al 24’ ci prova Totti con un gran destro di controbalzo (palla fuori con Bardi immobile), al 28’ ancora il Capitano alla conclusione, stavolta dalla distanza, con il pallone che scende ma non abbastanza. Quando si ricomincia, ci vuole poco a capire che il Livorno ha la spia della benzina lampeggiante e soprattutto che la Roma ha tutt’altro piglio. Le prove generali cominciano al 12’, quando De Rossi pesca in prfondità Florenzi, destro sul primo palo che Bardi neutralizza in due tempi. Al 19’ lo stesso numero 24 paga ancora pegno alla sfortuna vedendo sbattere sul palo il bel diagonale di destro su invito di Totti, a Bardi battuto. Poi sale in cattedra De Rossi.

Minuto numero venti: Totti gli appoggia un pallone sulla trequarti, lui vede la palla arrivare e sembra contare i passi, perché quando calcia di prima intenzione con il destro non ha neanche bisogno di guardare la porta, tanto lo sa che il pallone andrà proprio lì, fra palo e portiere, precisa e forte come l’urlo che si concede prima di farsi sommergere dagli abbracci. Non è finita. Minuto numero ventidue: lancio in profondità di Benatia per servire sulla corsa Florenzi, progressione che lascia sul posto Valentini e sinistro che fulmina Bardi sul secondo palo, talmente bello da rimetterci una spalla. La partita del Livorno finisce qui, quella della Roma dura ancora una ventina di minuti, in cui più che altro Maicon si diverte a farsi beffe di Dionisi, mentre Bardi strappa ancora gli applausi del Picchi volando a mettere sopra la traversa un gran destro di Totti. Da qualche parte bisognava pur ricominciare

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