(D. Galli) – «Mi aspetto che Palazzi impugni. Altrimenti mi devo attendere le dimissioni. D’altronde, il castello accusatorio del capo della Procura Federale è franato…». L’avvocato Mario Stagliano, un principe del foro nel campo del diritto sportivo, non è stupito dalla sentenza della Commissione Disciplinare, che ha squalificato per 6 mesi Stefano Mauri per omessa denuncia per le tentate combine (commesse da altri, dunque) in Lazio-Genoa e Lecce-Lazio del 2011. Una sentenza che ha graziato la Lazio: Palazzi aveva chiesto una penalizzazione di 6 punti, la società è stata invece solo multata di 40mila euro. «Secondo la Disciplinare, Mauri sapeva ma non c’erano sufficienti prove dell’illecito», spiega Stagliano.
Per Palazzi è un fallimento completo. Palazzi si è limitato a prendere di peso il pacchetto della Procura di Cremona e a trasferirlo alla Disciplinare. Mi faccio però una domanda: Zamperini era un pazzo che chiamava nella notte tutti i soggetti poi coinvolti nella tentata combine, soggetti poi non condannati per illecito ma per omessa denuncia (Mauri e Ferrario, ndr)? Che giudizio si è fatto su Mauri? È una persona d’onore. Ed è attendibile. Certo, è curioso che Mauri sia stato condannato per omessa denuncia per Lazio-Genoa, quando la settimana dopo, per Lecce-Lazio, Zamperini prova ad “acchittare” la partita contattando Ferrario, che risponde di omessa denuncia mentre Mauri nemmeno di quello.
Sia chiaro, non è un reato parlare con un amico che tenta di combinare un risultato, ma o non è mai reato oppure lo è sempre. Il problema è un altro, però. Quale? Vorrei sapere cosa ne pensano Doni e l’Atalanta del fatto che le testimonianze di Gervasoni e Carobbio siano state ritenute attendibili all’epoca (3 anni e 6 mesi di squalifica al giocatore, 6 punti al club) mentre adesso non lo siano più abbastanza per condannare degli altri tesserati. Diciamo che il nostro mi pare un sistema ad attendibilità alternata. Non di attendibilità, ma di validità alternata si potrebbe parlare invece per gli atti della Procura di Cremona. Esatto. Due anni fa erano più che sufficienti. Ora non lo sono più.
Conclusioni? La giustizia sportiva non ha più ragione di esistere. Ha altri “parametri”. Oggi, così com’è strutturata, fa acqua da tutte le parti. Se un organo serio come la Disciplinare fissa un regime troppo alto per condannare dei tesserati, mi ripeto, è meglio cancellare completamente le norme che la regolano. Il problema è che, per le condanne, si pretendono dalla giustizia sportiva gli stessi oneri della prova della giustizia penale, ma la giustizia sportiva non possiede gli strumenti adatti. Senza contare che ora, anzi dal caso-Sculli in poi, non è più sanzionabile nemmeno l’aver mentito.
Mauri dice a Palazzi di non aver mai scommesso neppure al Gratta e Vinci, mentre al pm di Cremona Di Martino ammette il contrario, confessa di avere puntato sul tennis. Lo stesso Di Martino che invece doveva essere convinto della colpevolezza di Mauri. Certo che lo era, altrimenti non avrebbe richiesto nei suoi confronti delle misure cautelari. Se un giudice della Repubblica (il gip Salvini, ndr) concede il carcere preventivo, esistono i cosiddetti gravi indizi di colpevolezza.
E questo una volta bastava – per la giustizia sportiva, intendo – per deferire e condannare un tesserato e la società di appartenenza. L’esempio più clamoroso è Calciopoli, dove qualcuno che è stato sanzionato dalla giustizia sportiva è stato poi assolto da quella ordinaria. Mi ripeto: così com’è, la giustizia sportiva non serve a nulla. Va azzerata. Cosa si aspetta adesso dal filone sul calcioscommesse che riguarda Lazio, Lecce e Genoa? Mauri farà appello, perché ritiene ingiusti i 6 mesi di squalifica. Ma Palazzi cosa farà? Eh, che farà Palazzi? Ah, boh. O farà appello oppure immagino che si dimetterà. Mi aspetto che lo faccia, dopo aver visto crollare l’intero castello accusatorio.