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IL ROMANISTA Ci abbiamo esordito in A. Ci ha esordito Falcao

Seconda maglia Roma

(F. Bovaio) – La Roma fece il suo esordio assoluto nel campionato italiano proprio di bianco vestita, ospitando il Livorno al Motovelodromo Appio il 25 settembre del 1927. Visto che a quei tempi era chi giocava in casa a dover cambiare la divisa da gioco “per dovere di ospitalità” (cosa che permetteva ai suoi tifosi di vedere sempre gli avversari con la loro prima maglia addosso) fu la Roma a scendere in campo con una casacca bianca a maniche lunghe, con girocollo e lacci bianchi realizzata appositamente dalle maglieriste di Borgo Pio. Quella divisa le portò fortuna, perché vinse 2-0 ed entrò così nel cuore della gente e nella storia del club, che da allora l’ha spesso preferita come seconda ad altre di diversi colori. Così anche in cinque partite del campionato del primo scudetto (1941-42) la Roma giocò con una maglia bianca con strisce orizzontali giallorosse e logo ASR al centro del petto su pantaloncini neri.

Il motivo delle strisce con i colori sociali del club tornerà più volte nella storia della Roma, che vestirà maglie bianche con queste ultime poste in orizzontale sul petto come nel 1941-42 anche nel 1990 (in tal caso le strisce formavano una specie di onda da spalla a spalla), nel 1994-95 con Mazzone in panchina (il colletto era chiuso da laccetti giallorossi) e negli Anni 60. La maglia bianca più famosa di questi ultimi, però, resta quella con la striscia giallorossa obliqua da spalla a spalla sulla moda delle casacche usate da sempre in Sudamerica e in Italia a partire proprio dagli Anni 50 e 60. La Roma vestita con questa maglia con banda obliqua e colletto e polsini giallorossi sarà protagonista delle stagioni che andranno dal 1964 al 1969, nelle quali alternerà colli a V, girocolli e colletti chiusi dai bottoncini, ritenuti molto comodi dai giocatori. L’uso della maglia bianca al posto di quella rossa avrà un enorme sviluppo tra la fine degli Anni 60 e l’inizio dei 70 con l’arrivo sulla panchina della Roma del Mago Helenio Herrera. Quest’ultimo, infatti, amava molto la divisa da gioco interamente bianca, sulla quale, di giallorosso, c’erano solo i bordi del colletto e i polsini della maniche. “In campo il bianco si vede meglio degli altri colori e facilita i passaggi, come ci insegna il Real Madrid” ripeteve il Mago e molti gli credevano, anche perché la tesi venne rafforzata dalla conquista della Coppa Italia del 1969. Nel 1978, su suggerimento di Picchio De Sisti, le maglie della Roma furono progettate dall’Adidas in modo del tutto innovativo, ovvero con dei forellini identici a quelli posti sulla divisa da gioco usate dalla Germania nella famosa sfida di Città del Messico del 1970, finita 4- 3 per gli azzurri. In quella partita, notò De Sisti, le loro casacche erano fresche e leggere proprio perché traforate, mentre quelle dell’Italia, di misto lana, erano pesantissime.

Ma la tecnica all’avanguardia non portò fortuna né alla Germania, né alla Roma, anche se la sua maglia bianca di quei tempi (con colletto e polsini giallorossi) era davvero molto bella. Subito dopo arrivarono le maglie dette “ghiacciolo” della Pouchain, con quella bianca con spalline giallorossearancio che, a nostro modesto giudizio, resta una delle più belle della storia della Roma, anche perché con essa arrivò la vittoria ai rigori contro il Torino nella Coppa Italia del 1980. Non a caso Liedholm, l’allenatore di quei tempi, la riteneva particolarmente fortunata. In bianco, ma con maglie molto più legate alla tradizione (colletto e polsini giallorossi) esordì Falçao a Como nel 1980 e per tutta l’era Viola la seconda divisa da gioco restò questa, con la variante del colletto solamente rosso che vedemmo anche nella finale contro il Liverpool del 30 maggio 1984. Una partita alla quale si lega un aneddotto che dimostra quanto il presidentissimo per eccellenza della nostra storia fosse legato alla sua Roma.

Poiché l’Uefa voleva che la maglia della finale fosse senza sponsor e con un solo logo, Viola scelse di metterci il lupetto (simbolo della squadra) e non lo scudetto, tanto che a tutt’oggi la Roma è l’unico club italiano ad aver giocato una finale di Coppa dei Campioni/Champions senza il tricolore sul petto. Nel resto degli anni 80 e poi nei 90 e nei duemila il merchandisingè pian piano impazzito e anche le maglie delle squadre ne hanno risentito, compresa quella bianca della Roma, che a volte ha avuto le maniche di colore grigio tenue oppure rosse, con delle righine verticali di questo colore anche sul resto della divisa, come nel 1996-97. In altre occasioni, invece, ha presentato delle enormi bande arancioni lungo i fianchi (vedi la prima era Zeman). Il ritorno al bianco totale si è avuto con la Kombat della Kappa che venne indossata nella stagione del terzo scudetto (2000-01) e che, in quella seguente, fu riproposta con il colletto rosso. In ogni caso, con le strisce orizzontali o oblique, con le righine o senza, la maglia bianca della Roma è stata sempre una delle più amate dal pubblico giallorosso, che la preferisce comunque a tutte le altre come alternativa alla prima divisa da gioco, quella rossa con il colletto giallo.

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