Un salvagente, inteso anche come rubrica, può servire anche a frenare certi entusiasmi. “Sedare” anzi è il giusto termine, prestatoci dalla terminologia clinica. Oltre a non volercene, siamo convinti che Rudi Garcia sarà d’accordo con noi, proprio per la salvaguardia nei confronti di quella qualità che il suo lavoro ha già palesato, prima in Trentino – pur con le riserve che restano circa il breve periodo del ritiro vero e proprio – e poi nel continente americano, dove tra Canada e States la Roma ha riscosso consensi di vario tipo, provocato e provato entusiasmi, lavorato in serenità e con un divertimento crescente, stando alle testimonianze di più di un giocatore. Quindi che Garcia sia uno che ha la capacità di essere aggregante per uno spogliatoio spesso disgregato, sembra al momento un dato acquisito, del quale va dato merito al tecnico transalpino. Ovviamente, bisogna attendere quei momenti della stagione in cui alle majorettes si sostituiranno le tifoserie di Bergamo o Firenze, passando per quella di Catania che deborda fin sul terreno di gioco. Questo per dire che la tenuta stagna del gruppo va misurata quando ci sarà da digerire esclusioni motivate dalle varianti tattiche o dalle impietose scelte tecniche nude e crude. Ma al di là di questo e in attesa dei Blues di Josè Mourinho, quello che ci preme evidenziare è che i titoli e gli aggettivi roboanti, sia per una discesa di Maicon che per una prestazione di Pjanic da subentrante, preferiamo giocarceli quando inizieranno a cadere le foglie e magari potranno innalzarsi le ambizioni: vale a dire dopo le partite vere, dopo che il campionato italiano – con tutte le sue brutture estetiche e le sue asperità tattiche – avrà quanto larghe sono le spalle di un allenatore e di un gruppo che già in passato ha evidenziato – con cadute di tono soprattutto comportamentali ed emotive – la capacità a far cadere entusiasmi legittimamente suffragati dalla cifra tecnica di base. Non è per gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi; è che conosciamo bene la città e soprattutto le attitudini di certa stampa, ancora più evidenti oggi che le guerre di religione tra i vari “campanili” del cosmo giallorosso forzano gli aggettivi, in un senso o nell’altro. Aspettare non può che far bene alla Roma: è un po’ un voler allacciare preventivamente le cinture di sicurezza, come fa Dodò ogni volta che gli tocca salire sull’aereo.
Paolo Marcacci