(G. Foschini / M. Mensurati) – «Ognuno si assumerà le proprie responsabilità». A dispetto delle parole, il tono non è affatto minaccioso. Piuttosto, pericolosamente, rassegnato. Parla, Roberto Di Martino, e l’impressione è quella di due mondi, la giustizia sportiva e quella ordinaria, che si sono allontanati tanto, troppo. Procuratore, la sentenza della disciplinare demolisce la vostra costruzione. «Tornando indietro nel tempo chiederei di nuovo l’arresto di Stefano Mauri. E non in base alle cose nuove, molto importanti, ma in base alle carte che avevo allora. Rifarei tutto».
Sono emersi nuovi dettagli? «
Si, ci sono elementi che aggravano la sua posizione. Ma per motivi processuali non li ho potuti dare a Palazzi (ndr, il procuratore federale). Ma quelli che avevano in mano erano più che sufficienti. Si può discutere dell’associazione, che comunque ritengo fondata. Ma la frode è granitica. Del resto un giudice vero ha vagliato la mia richiesta di arresto».
La disciplinare però…
«La disciplinare è un problema interno al mondo del calcio, non mio. lo guardo solo a quello che decidono i giudici veri, quelli ordinari, che finora mi hanno dato ragione».
Insomma, la sentenza non le è piaciuta.
«Sulla sentenza non mi pronuncio. L’unica cosa che non capisco è come certi comportamenti si possano trasformare da illeciti a omesse denunce».
Non è successo lo stesso con Conte?
«In un certo senso sì. Però nel casodi Conte la situazione era più articolata dal punto di vista giuridico, e qualche spazio c’era. Il caso Mauri, invece era molto più lineare».
Insomma, un pasticcio.
«Mi sono reso conto di una cosa che in un primo momento avevo sottovalutato: giustizia sportiva e giustizia ordinaria convivono a fatica. Che senso ha che la giustizia sportiva si esprima prima di quella ordinaria? E se domani Mauri venisse condannato dalla giustizia ordinaria, che facciamo? Che senso ha? È intelligente?».
Cosa ne pensa di come è stata gestita tutta la vicenda delle scommesse da parte della Federcalcio?
«Se pensano di risolvere il problema con sentenze del genere, anticipate tre giorni prima su tutti i giornali… facciano pure. Non è mio compito censurarli. lo mi occupo di altro».
Adesso c’è l’appello.
«Da sportivo spero che in appello la posizione di Palazzi venga sposata, però ho molti dubbi».
Continuerà a collaborare con la giustizia sportiva?
«Qualche perplessità ce l’ho. Non capisco l’evoluzione di questi giudizi. I primi processi (quelli a Doni e a Signori, ndr) venivano fatti in maniera molto semplice, prendevano le nostre carte, ascoltavano gli interessati e decidevano. Giusto o sbagliato che fosse.Gliultimi invece sisono trasformati in processi che sono andati oltre le indagini penali. Nel caso di Mauri sono state sentite un sacco di persone. In questo caso hanno interrogato anche Zamperini e Aureli, gente che difendendo Mauri difendeva se stessa. Zamperini, con il quale io non sono riuscito a parlare, ha raccontato che Ilievski resta fuori da Formello mentre lui prende i biglietti… Perché non viene da mea raccontarla questa storiella? llievski non va certo a Roma o a Lecce per turismo. Fa parte di una organizzazione intemazionale che ha come scopo corrompere i giocatori».
Per la Disciplinare su quella partita non ci sono abbastanza prove però.
«Se non ho capitò male volevano trovare le scommesse nell’agenzia di Aureli. Forse dovrebbero leggere gli atti, cosl capirebbero che le puntate illegali sono fattesucanali alternativi, quasi sempre all’estero. E la scheda coperta è usata molto prima di quanto aveva detto Mauri. C’è un motivo se ha mentito… Aureli poi: mi ha fatto cercare dal suo avvocato perché vuole collaborare. Lo sto ancora aspettando… Forse non è un bene che le persone vengano sentite prima dalla giustizia sportiva e poi da quella ordinaria. Capisco le esigenze di non avere sorprese a campionati in corso, però probabilmente a questo punto non vale più la pena».
E ora?
«E ora la giustizia sportiva faccia il suo corso. Alla fine della partita ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Compresa quella di aver ritenuto priva di fondamento l’ordinanza del giudice Salvini. Sei giudici, quelli veri, assolveranno Mauri io neprenderò atto».
Viceversa?
«Non le rispondo»