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ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci

Ora d’aria di Paolo Marcacci
“Amico del Papa, di primi ministri, oggetto di razzismo…”: stando a quanto scrive “Sport illustrated”, che – bontà sua – lo descrive come l’uomo più interessante del mondo, Balotelli sarebbe un qualcuno che sta a metà tra Madre Teresa di Calcutta e Che Guevara, passando per JFK e con una spruzzata di Subcomandante Marcos: paragoni volutamente iperbolici e grotteschi, perché grottesca è la descrizione che spesso si pretende di far passare per questo calciatore certamente anomalo –  per quanto riguarda certi modi di porsi o di argomentare -, ma altrettanto banale per ciò che concerne i cliché del giocatore di successo.
Ostentazioni, eccessi frutto di delirio di onnipotenza, sindrome da accerchiamento perenne, vittimismo a mezzo stampa, ostinazione nel non voler mai imparare lezioni di nessun tipo spacciata come se fosse una dote caratteriale…Non credo ci sia bisogno di continuare.
Ora, che gli americani, conoscendone soltanto una versione patinata frutto del sentito dire d’oltreoceano, si possano infatuare di una figura del genere, ci può anche stare ed è anzi in linea con una certa idea di personaggio che Balotelli può incarnare. Ma che la loro sommaria analisi trovi una cassa di risonanza anche in Europa e particolarmente in Italia, dove dell’individuo abbiamo avuto modo di conoscere molti più aspetti, la dice lunga sulla pochezza di un certo tipo di giornalismo e sui sensazionalismi eccessivi che creano “miti” in maniera quantomeno forzata.
Immaginiamo per un attimo Balotelli bianco e con gli occhi castani, ma con gli stessi comportamenti e gli stessi eccessi. Immaginiamo che non ci si debba, per restare alla stretta attualità, preoccupare di come si comporterà il pubblico di Verona nei suoi confronti quando il Milan scenderà al “Bentegodi”. Cosa resterebbe? Forse gli eccessi di un viziato, di un talentuosissimo ragazzo che, al pari di Cassano, cammina pericolosamente sul ciglio della dilapidazione di un patrimonio calcisticamente genetico come pochi altri hanno avuto in dote?
Fatto salvo il concetto, ormai acquisito, che i razzisti da stadio riescono sempre ad essere più cretini di qualsiasi giocatore cretino, riflettiamo un attimo su come il pubblico del PSV, meno di ventiquattrore fa, ha avuto modo di stigmatizzare il modo di porsi del personaggio e i suoi eccessi non sempre motivati senza dover fare ricorso alla idiota e demenziale derisione del colore della pelle. Qualcosa vorrà pur dire, no?
A cura di Paolo Marcacci
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