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CORRIERE DELLA SERA Felici con Strootman & Florenzi: la strana coppia della Roma

Alessandro Florenzi

(L. Valdiserri) – La strana coppia, ignara che di lì a poco avrebbe fatto le fortune della stessa squadra, si è incontrata (e scontrata) il 15 giugno 2013, nel piccolo stadio di Petah Tikva, un sobborgo di Tel Aviv. Da un lato i tanti centimetri (188) e chili (78) di Kevin Strootman, dall’altro Alessandro Florenzi (172 x 66). C’era in palio un posto in finale all’Europeo under 21, con l’Olanda favorita e l’Italia outsider. La partita disse Italia: 1-0 con gol di Borini. Il piccolo Florenzi litigò con mezza Olanda, soprattutto con Ola John. Kevin prese nota. Un mese dopo si sarebbero ritrovati in ritiro, a Riscone di Brunico. Compagni di squadra cementati dal rispetto che si conquista sul campo. Sono uno dei segreti della Roma di Rudi Garcia, che insieme al Napoli è in vetta alla classifica. Kevin Strootman sembra la matrioska dentro la quale è contenuto Florenzi.

Tra i due passa poco più di un anno: Strootman è nato il 13 febbraio 1990 e Florenzi l’11 marzo 1991. La differenza non la fa solo il fisico, ma anche la consuetudine olandese di far giocare tanto i giovani e la ritrosia italiana nel loro utilizzo. Kevin è già stato capitano della nazionale maggiore (21 presenze e 2 gol), oltre che punto di riferimento di quelle giovanili. Alessandro, che è stato capitano della Roma Primavera campione d’Italia 2011, ha dovuto cercare fortuna in serie B, a Crotone, dove all’inizio giocò pure terzino perché titolari e riserve in quel ruolo erano infortunati. Fu la sua fortuna: Ciro Ferrara, a caccia di giovani per l’under 21 che avessero nelle gambe minuti di calcio vero, lo convocò e scoprì un giocatore bravo e, soprattutto, un ragazzo che non si tirava mai indietro. Undici gol con il Crotone, miglior giocatore della serie B, il ritorno alla Roma, altri miglioramenti sotto le cure di Zeman e le prime convocazioni di Prandelli.

Strootman si è guadagnato in meno di due mesi la fama di leader. Il complimento migliore glielo ha fatto Adriano Galliani quando disse che il Milan lo avrebbe preso volentieri dal Psv ma che non aveva i 18 milioni pagati dalla Roma. Centrocampista universale, forgiato da un calcio in cui il bene della squadra viene prima di quello del singolo, Strootman ha fatto breccia nel cuore di Rudi Garcia. Tanto da essere stato promosso a secondo rigorista della squadra, in assenza di Totti, come è successo a Parma.

Questione di leadership, non di esperienza, perché nel Psv il rigorista era Dries Mertens, adesso al Napoli, e nello Sparta Rotterdam il portiere Knol. Rudi Garcia conosceva un po’ meno Florenzi. Così il ragazzo di Vitinia si è «tagliato» un pezzetto di ferie per presentarsi prima in ritiro. Come è capitato con tutti gli allenatori che lo hanno avuto alle loro dipendenze, ci ha messo poco per farsi ben volere. Di più: per rendersi quasi indispensabile. Con tre «mammasantissima » a centrocampo — De Rossi, Pjanic e Strootman— Garcia lo ha inventato esterno d’attacco. Florenzi garantisce aiuto al centrocampo e gol: due in tre giornate. E ora il derby. Quello di finale di Coppa Italia, per una decisione cervellotica, Florenzi non lo giocò. Ma ora è cambiato tanto. Forse tutto.

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