(G. Piacentini) – Chissà se Garcia rimbrotterà anche lui, come ha fatto qualche giorno fa con Adem Ljajic e con il direttore sportivo Walter Sabatini, che avevano parlato di tricolore. Perché ieriKevin Strootman ha pronunciato ai microfoni di Sky Sport la parola che nelle capitale, fino ad un mese fa, sembrava impronunciabile e che nemmeno il più incallito degli ottimisti avrebbe osato pensare:«Per lo scudetto la Juventus resta la favorita, per me, ma ci siamo anche noi». Cosa è successo in questo mese per far cambiare idea ad una città intera? Semplice: la Roma si è (ri) scoperta squadra, ha vinto cinque partite consecutive, ritrovandosi da sola in testa alla classifica, e ha visto crescere alcuni leader all’interno di un gruppo che aveva bisogno di immettere sì talento, ma soprattutto personalità.
Per questo sono arrivati Maicon, De Sanctis, Benatia e Kevin Strootman. A dispetto della giovane età — ha solamente 23 anni —l’olandese ha già dimostrato di essere un calciatore importantissimo per la squadra giallorossa. Era lui il top player promesso dal presidente Pallotta pochi giorni dopo la fine della scorsa stagione e che Sabatini ha strappato alla concorrenza con un raid in Olanda, staccando un assegno da circa 17 milioni di euro. Un peso che Strootman, il più giovane calciatore che abbia mai indossato la fascia da capitano della nazionale oranje, sembra non sentire.
«Il fatto che sono costato tanto non è un motivo di pressione per me. In mezzo al campo non ho ancora dato il massimo, so che posso migliorare ». È quello che si augura anche Rudi Garcia, che, grazie all’inserimento dell’olandese, sembra aver trovato l’equilibrio perfetto in un centrocampo in cui Pjanic e De Rossi sono giocatori rinati rispetto a quelli che lo scorso anno spesso e volentieri lasciavano il posto in squadra a Tachtsidis e Bradley. «Garcia ha migliorato tutto quello che non funzionava. Pjanic è un grande talento, De Rossi sa fare tutto: è più facile giocare con due come loro. Abbiamo segnato in tanti? Domenica contro il Bologna toccherà anche a Castan».
Ecco la sentenza dell’olandese, che in campo non ruba sempre l’occhio con giocate ad effetto, ma la cui importanza dal punto di vista tattico è indiscutibile. Le ultime due gare contro Lazio e Sampdoria, in questo senso, sono un esempio: nel derby si è sacrificato a guardia di Candreva; a Genova, dopo l’uscita di Maicon, ha fatto da scudo dalla parte di Dodò. Un sacrificio che non è andato a scapito della qualità. La dimostrazione di uno spirito di squadra che anche lui ha contribuito a costruire: «Si è creato un bel clima nel gruppo, sono rimasto colpito per come abbiamo festeggiato dopo la vittoria contro la Sampdoria: eravamo tutti uniti, non solo noi calciatori o lo staff tecnico, ma anche i magazzinieri». La ricetta giusta per continuare a vincere.