(A. Maglie) Trascinata da Totti, da un goleador inconsueto come Balzaretti e da un desiderio di rivincita covato per quattro mesi, la Roma torna a vincere il derby. Un successo che le mancava da oltre tre anni (l’ultima volta c’era Montella in panchina ed era marzo del 2011) e che Rudi Garcia ha colto al primo colpo, forse perché, al contrario di altri suoi colleghi, ha capito subito che questa non è una partita ma una epopea. A un opaco primo tempo, ha fatto seguito una ripresa che di tempi ne poteva contenere non due ma tre, per intensità di gioco, per occasioni, per gol, per emozioni. Da tempo non si vedeva un derby così, impreziosito da una straordinaria correttezza in campo, con giocatori che non si sono mai abbandonati a sceneggiate, che si sono tenuti alla larga dalle provocazioni, anche con momenti di apprezzabile sportività. Ha vinto la squadra che ha meritato di più, che è uscita dal tunnel (attendendo sul terreno di gioco gli avversari che se la sono presa un po’ comoda) animata da una straordinaria determinazione. Una vittoria di testa più che di gambe, di volontà più che di sagacia tattica. C’è stata anche quest’ultima, ovviamente. Perché l’ingresso di Ljajic ha profondamente modificato le carte in tavola: il ragazzo ha aggiunto imprevedibilità, riuscendo a lanciarsi in quegli spazi in cui prima di lui non riusciva a catapultarsi un appannato Florenzi. (…)
CORRIERE DELLO SPORT Balzaretti gol. E dopo è solo festa giallorossa
ERRORI – La Lazio non è riuscita a ripetere la finale di Coppa Italia. Nel primo tempo ha tenuto bene il campo, ha occupato in maniera organica tutti gli spazi e ha impedito alla Roma di trovare la profondità. Ma non è riuscita, poi, a cambiare passo, a dare una consistenza offensiva alla sua manovra, non è riuscita a sfruttare gli episodi favorevoli (la traversa di Ciani al 6’ della ripresa, l’errore incredibile di Klose a due passi dalla porta al 10’, il salvataggio di De Rossi su Ederson ormai a «contatto» di De Sanctis al 46’). Ma sono mancate le intuizioni di Hernanes e Lulic è andato a «sbattere» su un Maicon straordinario, disattento in un paio di occasioni ma capace, con la sua esperienza, di dare sicurezza all’intero reparto. Alla Lazio, insomma, è mancata la «cattiveria» di quattro mesi fa. E le gambe perché man mano che si andava verso il fischio finale, la Roma correva mentre i ragazzi di Petkovic tendevano a passeggiare. (…)
ESORDI – La Roma ha lanciato un chiaro messaggio al campionato: quattro vittorie su quattro. La si attendeva a un impegno delicato, a un esame severo: l’ha affrontato con personalità e l’ha superato. A questo punto non si può non candidarla per la corsa Champions e, dato che il nostro è un campionato molto equilibrato, forse i tifosi possono pensare anche a qualcosa di più. Il saldo tra difesa e attacco è decisamente favorevole: in quattro partite dieci gol segnati (due e mezzo ogni novanta minuti) e uno solo subìto. Balzaretti che era considerato il tallone d’Achille contrapposto a Candreva (in quella zona probabilmente Garcia ha vinto la gara perché ha tenuto sotto controllo Cavanda alternando Florenzi e Gervinho e Gonzalez con Strootman, mentre Pjanic teneva sotto pressione Ledesma) è stato il trionfatore: primo gol romanista, con un tiro al volo (su assist di Totti). (…)