(W. Veltroni) – Auguri, France’. Che poi, in italiano, si dovrebbe dire, pomposamente, «Auguri, Francesco». Ma a Roma non è contemplato che uno perda tanto tempo per dire due parole. A Roma si dice mo’, non “adesso”, si dice famo, non “facciamo” e dimo, non “diciamo”. Tuttto questo non per pigrizia, come sostiene chi non conosce la città e il suo Dna. Al contrario, lo si fa per dire di più, in meno tempo. E allora “Auguri France'” è per me un modo di dire di più. Per dire a un calciatore che per questa città lui è molto di più di un calciatore.
Perché di solito le biografie dei grandi sportivi si aprono sempre con «Partì dal piccolo centro di… E arrivò nella grande squadra, nella tentacolare metropoli». Invece Francesco è partito da Porta Metronia ed è arrivato a Trigoria. Che non è, come sembra a chi non conosce la città e il suo Dna, un viaggio da poco. È una traversata, una circumnavigazione del globo. Perchè per fare quei pochi chilometri Francesco ha deciso di “non passare” per tutto il mondo. Non è passato per Madrid e per Manchester, per Barcellona e per Liverpool. […] Ha deciso di avere una sola città e di vivere con solo due colori addosso. Non lo ha fatto, credo, per pigrizia e nemmeno solo perché le sue radici, anche familiari, sono così ben piantate nella capitale. lo ha fatto per amore vero per Roma. E per i romani, tutti.
[…] Ha fatto molto per la Roma, e non solo come calciatore. Da Roma ha avuto molto: un affetto tanto caldo quanto solo pochi hanno saputo conoscere, da questa città generosa ma smaliziata. Francesco è unospettacolo per chi ama quella forma di bellezza che è il talento e l’estro sportivo. È un creatore istintivo, uno spettacolo raro. Ma è di più: una persona vera, generosa, allegra. È un romano doc.