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CORRIERE DELLO SPORT Garcia, tanti video e una bugia

Rudi Garcia

(M. Evangelisti) – Bugiardo con tanto di licenza. E con benemerito dolo. Rudi Garcia sa esattamente che cosa bisogna dire e che cosa no alla vigilia di un derby. Benché ancora imbrigliato in una lingua non sua che lo impaccia come una tuta da palombaro, trova le parole esatte e gli esatti silenzi. Dunque, nessuna attenuante merita quando si lascia scappare: «Non ho visto la partita del 26 maggio». (…)

DIVERTIMENTO – Mente sapendo di guadagnarsi in questo modo un angolo di paradiso. Che cosa intenda davvero è chiaro: «Il passato non m’interessa. Io in quei giorni ero a Lilla. La partita non è quella di sei mesi fa, la partita è quella di adesso, ore 15 Stadio Olimpico. Non è nient’altro, è una partita. Anche se non una partita come le altre».

Certo che gli è chiara la situazione. In Francia c’è un derby del Nord tra cupi tessitori di stoffe e marinai spacconi che quanto a volersi umiliare reciprocamente sul campo vale quello di Roma. Lui da allenatore ne ha vissuti quattro, pareggiato uno e vinti gli ultimi tre. «Lilla e Lens. Guardate che i 45.000 spettatori che noi di Lilla trovavamo in trasferta meritano di essere visti». Lì ha imparato. A mentire, ma pure che i calciatori vanno meglio se pensano ad altro e magari si divertono un po’.«Il derby non si gioca, si vince». E questo serve a tracciare solchi negli stati d’animo da coltivare in seguito con pazienza e levità. Torelli competitivi, partitelle a ostacoli, calcio-tennis con pizza in palio. «In allenamento giochiamo un po’. Inutile mettersi a parlare del derby a ogni momento e ogni angolo. Tutti sanno che non è come le altre giornate di campionato». (…)

LA CURVA PIENA – Può darsi. Con altri allenatori non era accaduto. Magari c’è stata una presa di coscienza generale. Più probabilmente è servito cambiare non tanto l’ordine dei fattori quanto i fattori stessi. Sette giocatori diversi su undici rispetto alla formazione di quel giorno innominabile per i romanisti. Alcuni dei nuovi hanno il diavolo in corpo, altri almeno un’anima. «Non è questione di poter contare su un certo giocatore messo al posto giusto. Semmai di averne due. Due per ogni ruolo. Io li ho e stanno tutti bene». Ventidue, quindi. Ventitré in realtà sulla lista dei convocati. «Se è questione di cifre, in campo siamo dodici. C’è il nostro pubblico, la Curva Sud che scoprirò per la prima volta piena. State pur certi che servirà». (…)

Non chiede rabbia. Chiede esattezza, sostegno, solidarietà reciproca, lucidità. «Sinora non è accaduto, però prima o poi ci troveremo in situazioni complicate. In questa partita deve succedere, è scontato. Ma a un certo punto del pomeriggio, forse all’inizio, forse alla fine, forse nel bel mezzo, la Lazio sarà stanca. Io conosco queste settimane in cui si gioca tre volte. Bisognerà approfittarne». Vuole una squadra che gli somigli, diuomini Rudi.

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