(M. Evangelisti) – Tra quattro giorni Adem Ljajic compirà 22 anni. Ha già confezionato diversi regali per se stesso con quell’aria da asinello di pezza che lo aiuta a passare inosservato. Ha lo sguardo talmente vuoto e triste che non ti accorgi di lui finché non è troppo tardi: nel frattempo si è portato via tutte le ragazze, le bottiglie di birra e se è il caso anche il pallone. (…)
Ljajic dunque sarà costretto a confrontarsi con il suo passato. Probabilmente non gli peserà troppo per due ottime ragioni. La prima è che lo ha già fatto. Il 13 aprile scorso: Sampdoria-Fiorentina 0-3 e per liquidare a dovere ogni rimpianto Ljajic in quell’occasione ha segnato, spadroneggiato e fatto espellere Gastaldello. La seconda ragione sta nel rifiuto dello stesso Adem a tornare su quella storia: «E’ passata, è finita. Io non sono più quel Ljajic. Ora non mi arrabbio più quando non mi schierano dall’inizio o quando mi sostituiscono». O quando Mihajlovic vuole imporgli di cantare l’inno serbo o quando un rinnovo di contratto non va come dovrebbe.
Oggi per Ljajic questa è probabilmente solo una partita, «la partita che apre il nostro campionato», come se tutto il resto fosse stato una lunga preparazione alla sfida con la Lazio. E’ solo una partita anche per Delio Rossi, una delle tante che vivono gli allenatori, quelli dal cammino pieno di angoli oltre i quali non si vede, una delle due partite che potrebbero portarlo all’esonero o al trionfo personale. (…)