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CORRIERE DELLO SPORT Ljajic, il passato è solo un ricordo

Delio Rossi e Adem Ljajic

(M. Evangelisti) – Tra quattro giorni Adem Ljajic compirà 22 anni. Ha già confezionato diversi regali per se stesso con quell’aria da asinello di pezza che lo aiuta a passare inosservato. Ha lo sguardo talmente vuoto e triste che non ti accorgi di lui finché non è troppo tardi: nel frattempo si è portato via tutte le ragazze, le bottiglie di birra e se è il caso anche il pallone. (…)

TENTAZIONI – (…) Intanto Ljajic se è diventato un bravo ragazzo è diventato bravo sul serio e se recita è da premio. Sembra felice di essersi trasferito a Roma dove il calcio anche in periodi tecnici meno fecondi è sempre stato considerato un’espressione di eleganza. Felice di essere in una band la cui musica aveva lodato in via preventiva: «Le sfide tra la mia Roma e la mia Fiorentina hanno sempre avuto un gusto particolare per chi ama lo spettacolo. E con Garcia giochiamo davvero bene». (…)

Ljajic dunque sarà costretto a confrontarsi con il suo passato. Probabilmente non gli peserà troppo per due ottime ragioni. La prima è che lo ha già fatto. Il 13 aprile scorso: Sampdoria-Fiorentina 0-3 e per liquidare a dovere ogni rimpianto Ljajic in quell’occasione ha segnato, spadroneggiato e fatto espellere Gastaldello. La seconda ragione sta nel rifiuto dello stesso Adem a tornare su quella storia: «E’ passata, è finita. Io non sono più quel Ljajic. Ora non mi arrabbio più quando non mi schierano dall’inizio o quando mi sostituiscono». O quando Mihajlovic vuole imporgli di cantare l’inno serbo o quando un rinnovo di contratto non va come dovrebbe.

UNA PARTITA – E’ abbastanza lunga la lista di faccende sgradevoli in cui Ljajic nella sua turbolenta gioventù è stato coinvolto, ma quella lite le batte tutte. Rossi allena la Fiorentina, è il 2 maggio 2012 e i viola perdono 0-2 in casa con il Novara. C’è di mezzo una sostituzione, il solito sguardo desolato e irritante del Ljajic dell’epoca, un insulto soffiato in serbo, una presa per il collo, due pugni più che parzialmente a segno. In quel momento Adem ha la lucidità di non gettare sul piatto della bilancia i suoi trent’anni di meno. Rossi non riesce a mettere a frutto i suoi trent’anni di più. E’ stato detto qualcosa di irripetibile a proposito di mia madre, spiegherà successivamente, non pentito ma punito dalla società con l’esonero.

Oggi per Ljajic questa è probabilmente solo una partita, «la partita che apre il nostro campionato», come se tutto il resto fosse stato una lunga preparazione alla sfida con la Lazio. E’ solo una partita anche per Delio Rossi, una delle tante che vivono gli allenatori, quelli dal cammino pieno di angoli oltre i quali non si vede, una delle due partite che potrebbero portarlo all’esonero o al trionfo personale. (…)

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