(A. Ghiacci) – Un mezzo miracolo di Walter Sabatini. Possibile? Sì. Perché la Roma che ha vinto a Livorno e oggi affronta il Verona è una squadra molto più quadrata di quelle delle ultime due stagioni, costruite sempre dal direttore sportivo insieme a Baldini, Luis Enrique e Zeman. Più forte della Roma dei primi due anni di nuovo corso societario? Molto probabilmente sì.
Nata quasi per caso, va detto: perché lo spartito che ha accompagnato laterza rifondazione consecutiva è stato dettato soprattutto dalle esigenze economiche e da un bilancio di mercato che deve chiudere in attivo. Allora ecco il mezzo miracolo. Ad oggi la Roma ha un saldo positivo di quasi 22 milioni di euro: roba che in tempi di crisi qualsiasi club sarebbe pronto ad ingaggiare un direttore sportivo capace di un’opera del genere. E in più la squadra si è rafforzata, anche grazie all’arrivo di un tecnico che dalle prime uscite ha dimostrato di essere un “bel tipetto” e ha conquistato squadra e consensi.
Sarà certamente facile fare meglio di quanto accaduto negli ultimi due anni, pensano in tanti: vero, però oggi, finalmente, la Roma dà l’idea di avere una fisionomia precisa, cosa che era accaduta al massimo in sei o sette occasioni negli ultimi ventiquattro mesi. (…)
Nel tragitto è successo di tutto: le cessioni di Lamela e Marquinhos sono i timbri su due stagioni di scelte folli e strategie a volte incomprensibili. Due addii che hanno ridimensionato anche l’idea di grandezza cui si dovrebbe tendere. Eppure, se si fa finta di niente, oggi ciò che si ha di fronte è una squadra completa, forte, in grado di competere. Una squadra molto italiana come filosofia: stretta e corta, attenta dietro perché stavolta “primo non prenderle” e capace di dare fondo a tutte le sue potenzialità, che non sono poche. Certo, sono aumentate le uniche due voci che non dovevano farlo: età media e monte ingaggi, mica poco.
Strano, poi, che a questa Roma si sia arrivati tramite ciò che chiedevano Totti e De Rossi: l’ingaggio di giocatori importanti più che il lancio di progetti neofuturisti. La Roma oggi è una bella squadra, al di là dei numeri e delle profonde ferite accumulate in due anni. Basta chiudere gli occhi e pensare che il futuro cominci adesso.