(M. Evangelisti) Ha il piombo nell’anima, non riesce a volare e se ne duole. Prova ad alleggerirsi con la sigaretta elettronica. «Sono stanco», ammette Walter Sabatini. E si rovescia addosso l’ironia quando pochi secondi più tardi borbotta che Pantaleo Corvino sarebbe un eccellente direttore sportivo della Roma, anche meglio di lui. Ha avuto la sua occasione di spiegare e lo ha fatto, per oltre un’ora. (…)
La versione di Walter è abbastanza semplice da sintetizzare: la Roma che ho costruito è una squadra in grado di battersi per la qualificazione alla Champions League, la società non è all’altezza delle grandi d’Europa dal punto di vista finanziario anche perché la proprietà vuole tenere i conti a posto in vista della costruzione dello stadio e di altre luccicanti iniziative. (…)
La Roma, promette Sabatini, non diventerà mai come la rispettabilissima Udinese che fa diventare importanti i calciatori e poi li vende. Però potrà e dovrà sempre rinunciare a qualcuno finché non si avvierà il ciclo virtuoso e un po’ di fortuna, un po’ di bravura non consentiranno di agganciarlo. La differenza tra le due filosofie è troppo sottile per gratificare i tifosi giallorossi. Il riferimento a un futuro migliore è il solito tappeto di promesse gettato sui duri sassi del sentiero.(…)
L’utopia di Walter è crollata, il sogno è ancora in piedi, e bisogna ammettere che il sogno qualche volta è realizzabile, l’utopia per definizione no. Lo hanno costretto a vendere Lamela promettendo ricchezze mai viste al giocatore e alla sua famiglia d’origine. Non racconterà mai chi è stato. (…)