(R. Boccardelli) – Il colosso non è d’argilla. Provare per credere. Quando gli attaccanti avversari gli sbattono contro accusano il colpo e hanno bisogno di qualche secondo in più per riprendere fiato. Finire contro il guard rail giallorosso non è proprio l’equivalente di una carezza. Eppure Mehdi Benatia è il ragazzo più buono del mondo, tutta casa e famiglia e, potendo, si dedicherebbe solo all’anticipo e alla costruzione del gioco. Perchè il gigante di Garcia non è male neanche sotto il profilo tecnico. Ne ha dato prova proprio mercoledì sera a Marassi quando, prendendo velocità dopo un anticipo a metà campo, si è esibito in uno slalom degno di un Messi o di un Insigne, quei piccoletti malefici che ti scappano da tutte le parti. (…)
TANTA SOSTANZA – Primo acquisto di un mercato che ha ribaltato la filosofia-Roma (dalle effimere utopie alla sostanza certa), Benatia non aveva certo colpito nell’immaginario collettivo giallorosso, ancora alle prese (eravamo a metà giugno) con le tossine del 26 maggio. Un acquisto passato quasi inosservato, anzi, spiccava in senso interrogativo, la quotazione decisamente alta del difensore marocchino: 13 milioni più le comproprietà di Nico Lopez e Verre. Non proprio un saldo di inizio estate insomma. (…)
ALTRO CHE LENTO – (…)Si è lamentato in questo primo scorcio di stagione con la Roma, per alcune critiche che lo definivano lento. In realtà Mehdi, pur non avendo la velocità di base di un Gervinho o la corsa di un Dodò, in realtà va spedito anche lui. Forse la stazza ne mette in risalto altre doti rispetto alla velocità pura. Ma siamo ai dettagli. La realtà è che la difesa della Roma da quando c’è lui, è la migliore del campionato. Niente a che vedere con il reparto incerto e inaffidabile delle passate stagioni.
IL MARSIGLIESE – Nato nell’estrema periferia Sud di Parigi, nel quasi impronunciabile paese di Courcouronnes, dove la città lascia finalmente il posto alle verdi campagne dell’Ile de France, Mehdi ha masticato il suo primo pane e pallone all’Istituto nazionale di calcio di Clairefontaine. Ma è diventato giocatore nelle giovanili del Marsiglia, una città che non solo lo ha lanciato nel professionismo, ma lo ha anche “educato” temprandolo nella sua adolescenza. Poi una serie di squadre francesi di seconda schiera, dove non era facile affinare la tecnica, ma dove poter crescere senza troppe pressioni mentre il suo fisico continuava a svilupparsi in maniera davvero eccezionale