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CORRIERE DELLO SPORT Stadio di proprietà, fiato sospeso

Tor di Valle

(M. Evangelisti) Se non volete chiamarlo silenzio inquietante definitelo delicato riserbo, ma qualcosa sul nuovo stadio della Roma è sceso. (…)

L’UDIENZA –  (…)  Per l’8 ottobre era prevista un’udienza decisiva davanti alla sezione fallimentare del tribunale di Roma. Sintetizzando parecchio: la società Sais che ha venduto il terreno prescelto – quello su cui sorge o meglio sorgeva l’ippodromo di Tor di Valle – a Luca Parnasi, il costruttore coinvolto nella realizzazione dello stadio, poco dopo la cessione ha chiesto di accedere al concordato preventivo, un procedimento attraverso il quale si cerca l’accordo con i creditori per evitare il fallimento.

La legge prevede che se il concordato viene negato gli atti compiuti dal richiedente nei sei mesi precedenti sono nulli. In questo caso particolare, anche la vendita del terreno per 42 milioni di euro a Parnasi. Ora, l’udienza è stata spostata a data da destinarsi per questioni tecniche. In ogni caso, è l’opinione comune, la compravendita del terreno non sarà rimessa in discussione. Mal che vada, Parnasi entrerebbe tra i creditori della Sais e godrebbe di un diritto di prelazione per il riacquisto del medesimo lotto. Quindi il terreno c’è, è a disposizione della Roma – o meglio della società che con la Roma collabora – e a quanto è dato sapere non è in alcun modo bloccato da vincoli ambientali, dato che è già destinato a uso costruzione di impianto sportivo.

IL PIANO – Da Trigoria garantiscono che le faccende finanziarie degli ex proprietari non hanno nulla a che vedere con il ritardo nella presentazione del progetto. Legato invece alla volontà di presentare un prodotto già pronto per essere infornato e cotto a cominciare dalla prossima estate, naturalmente burocrazia e iter legali permettendo. (…) L’annuncio non dovrebbe slittare oltre la fine di ottobre e la fine dei lavori è prevista per il 2017 al massimo. Il piano resta ambizioso e forse è per questo che in società preferiscono nasconderlo sotto una cappa di segreto un po’ ridicola.

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