(R. Palombo) – Nato per stupire, Rudi Garcia deve essersi divertito molto, dal giovedì al sabato,nel leggere analisi e approfondimenti sulla striscia record di vittorie della sua Roma, dodici volte a segno nei secondi tempi e mai nei primi. Attendisti noi? Ecco allora servita su un piatto d’argento una partenza pancia a terra, di quelle buone per fare a pezzi il malcapitato di turno. Che nella circostanza è il Bologna fresco reduce dal 3-3 col Milan ma stavolta asfaltato da tre gol nei primi 25’ di calcio stellare, cui se ne aggiungeranno altri due nella ripresa, dopo un rinfrescante acquazzone. Così, con la fattiva collaborazione di Curci e Antonsson (niente altri «aiutini» che questi, all’Olimpico) la Roma si issa al sesto successo consecutivo, ritoccando il record stabilito mercoledì scorso a Marassi e riprendendosi nel giro di poche ore la leadership solitaria. Migliore difesa del campionato, un gol al passivo,e miglior attacco con 17 reti, la Roma si predispone al definitivo esame di maturità, sabato a San Siro contro l’Inter. Ma l’impressione è già chiara: tra Juventus e Napoli il terzo incomodo, destinato a durare, risiede qui e si chiama Roma.
UN,DUE,TRE Florenzi che ribadisce di testa la punizione di Pjanic respinta male da Curci, Gervinho che su un contropiede Florenzi-Totti batte ancora Curci colpevole d’avere lasciato scoperto il primo palo, Benatia che su corner di Totti sforbicia liberissimo in mezzo all’area mentre Antonsson si limita ad osservarlo: dopo un quarto di partita la Roma dei secondi tempi ha già chiuso i conti, ben prima del bis di Gervinho e del 5-0 di Ljajic, suo sostituto di lusso. Certo, il Bologna è assai stordito di suo nonostante le plateali reprimende che gli riserva un Diamanti più disperato di Pioli, ma la Roma, credeteci, fa impressione.
CONDIZIONE SUPERLa cosa che più balza agli occhi è la straripante condizione fisica di tutti, dicasi tutti, i suoi giocatori. De Rossi e Balzaretti, che appena qualche mese fa si trascinavano per il campo, sono letteralmente risorti. Per non parlare di super Gervinho – leggendario il suo 4-0 al quarto d’ora della ripresa – che era dato per disperso in Premier League e che Garcia (suo tecnico a Lilla) ha fortemente voluto. In estate, il tecnico ha puntato molto sul pallone e la velocità, e poco sul fondo. Risultato: oggi la Roma arriva prima su tutti palloni e corre il doppio degli altri. Durerà? Forse sì, forse no. Intanto vince.
IL GRUPPO I successi fanno morale e cementano il gruppo, che Garcia è bravissimo a tenere unito anche grazie alla capacità di coinvolgere tutti, anche l’ultima delle riserve. Il beneficiato di turno è Torosidis, perché tocca a lui questa volta sostituire l’infortunato Maicon. La Roma per il resto è quella solita: una mediana d’acciaio dove De Rossi fa il vertice basso e limita Diamanti, mentre Strootman svelle palloni al nemico e Pjanic li cesella in dialogo con Totti che giostrando da finto centravanti determina in realtà una costante superiorità numerica in mezzo al campo. Poi due frecce, Gervinho e Florenzi, con una terza (Ljajic) che scalpita in panchina aspettando il proprio turno che arriverà insieme al gol. Dietro, due centrali solidissimi e uno, Benatia, pure goleador (due reti in cinque giorni), e dei difensori laterali, potenziale punto debole, che a cominciare da Balzaretti (effetto derby) prendono sempre più coraggio. La Roma è questa e per ora è bellissima.
PIOLI IN CROCE Sarà stata anche l’assenza di Natali, squalificato, ma la difesa rossoblù con Antonsson e Mantovani centrali è improponibile, al di là della serata storta dell’ex romanista Curci. Sedici reti al passivo, peggio del Bologna ha fatto solo il Sassuolo e ci sarà un motivo. Dalla metà campo in su, grazie a Diamanti ma anche all’intraprendenza degli esterni Kone e Laxalt, il Bologna ha invece delle potenzialità. Quanto sia giusto insistere sull’argentino Cristaldo, qui oggetto misterioso, disponendo di Bianchi e Moscardelli, è quesito che giriamo a Pioli.