(S. Boldrini) «Erik, Erik», urlano i giovanissimi tifosi del Tottenham quando Lamela esce dallo stadio e si dirige verso il parcheggio riservato ai giocatori. L’argentino scalpita perché il calcio inglese non dà tregua: la partita di Europa League con i norvegesi del Tromso è finita da un’ora e mezza e già si pensa alla prossima gara. Domani gli Spurs giocano a Cardiff, mentre martedì saranno in campo a Birmingham, in casa dell’Aston Villa, in Coppa di Lega. Villas Boas è furibondo con i vertici federali perché tre gare nello spazio di 96 ore sono un massacro e un rischio. Ci vuole un fisico bestiale per sopportare i ritmi di questo calcio e Lamela ha tutto, fuorché l’apparenza di un Superman. Ma ha una cosa che da queste parti latita e spiega perché i tifosi degli Spurs siano già innamorati di lui: il talento. Gli altri galoppano come bisonti, lui corre con la leggerezza di un ballerino. C’è davvero la bellezza del tango nei suoi movimenti e l’assist per l’10 di Defoe è stato il primo acuto della sua avventura inglese.
Come procede l’inserimento in questa nuova realtà?
«Bene, bene. È un calcio diverso, ma mi sto inserendo senza problemi».
Vedrà il derby di Roma?
«Sicuramente e auguro di cuore alla mia ex squadra di vincere».
Che effetto fa la Roma capolista?
«La cosa non mi sorprende perché la squadra è molto forte e può arrivare lontano. Sono convinto che il meglio debba ancora venire».
Che cosa le resta dell’esperienza romana?
«Sono stati due anni fondamentali per la mia crescita. Ho tanti bei ricordi. È mancato solo un trofeo importante. Ora però devo guardare avanti e spero di vincere in Inghilterra».
Totti ha firmato il nuovo contratto e il 27 settembre festeggerà i 37 anni.
«Sono contento per Francesco perché lui è la storia della Roma. Gli auguro di trascorrere un buon compleanno, magari con la soddisfazione di aver vinto il derby».
Ci sarebbero da dire altre cose: la verità sulla sua cessione, i rapporti con Garcia, i progetti in vista del Mondiale, ma Lamela scappa. Ci saranno altre occasioni: prima o poi la verità sull’addio alla Roma verrà a galla. Come spesso è accaduto in passato, la responsabilità è stata addossata al giocatore «perché voleva un contratto spropositato». Perché non dire la verità, e cioè che Lamela è stato venduto perché 30 milioni facevano comodo alle casse della Roma?