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GAZZETTA DELLO SPORT Roma più che capitale

Esultanza

(R. Palombo) – Avviso ai naviganti: la Roma è tornata. Ha venduto Lamela, Marquinhos e Osvaldo, ha incassato 75 milioni di euro spendendone una trentina in meno per acquistare giocatori importanti ma non così alla moda, ha finalmente imbroccato l’allenatore giusto e ha allungato il contratto all’eterno Totti che, fosse per noi, può giocare tranquillo fino a cinquant’anni. Il risultato è un primo posto in classifica con quattro vittorie consecutive, filotto d’inizio stagione fin qui centrato solo nel 5253 e 6061, preistoria. Record nobilitato, dopo tre affermazioni «banali» con Livorno, Verona e Parma, dal chiaro 20 rifilato alla Lazio nel derby, un successo che mancava da un bel pezzo e che aiuta a digerire lo smacco della finale di Coppa Italia perduta il 26 maggio.

Viva Garcia Ciurla nel manico quando racconta che l’obiettivo è un posto per l’Europa League che verrà. In realtà, con la Roma ritrovata e reinventata dovranno fare i conti tutti, le controverse milanesi ma anche Juve e Napoli che, come ha sottolineato il tecnico francese e gli brillavano gli occhi, hanno al contrario dei giallorossi impegni di Champions. Roba da togliere le energie come e più di un’Europa League che la Lazio, pur risparmiando giovedì col Legia diversi dei suoi titolari, ha finito col pagare, dominata nella ripresa da un avversario che nei secondi tempi cambia passo e segna tutti i suoi gol. Se lo ha fatto sempre, quattro volte su quattro, deve esserci un perché.

Nuovo corso La Roma è cambiata per cinque undicesimi, mezza difesa (De Sanctis, Maicon e Benatia), Strootman a centrocampo, e Gervinho o Ljajic davanti anche se Garcia questa volta comincia col primo ma ci aggiunge il secondo poco dopo l’inizio della ripresa, togliendo il romano Florenzi afflitto da sindrome da derby. E’ la mossa decisiva e la prova, ove mai ce ne fosse bisogno, che Garcia, capace in un mese di «rimettere la chiesa (Roma) al centro del villaggio», come dirà poi prendendo a prestito un modo di dire francese, questa partita voleva solo vincerla. I suoi grossi meriti vanno al di là della lucidità nei cambi: è un leader che ha trasferito nello spogliatoio della Roma regole, certezze, autostima, senso del gruppo. Ha messo l’eterno Totti al centro del progetto, finto centravanti e fine tessitore, dalla linea mediana a quella di fondo, di tutte le trame giallorosse. Un extraterrestre. E ha ricostruito, nell’animo e nel fisico, De Rossi, tornato a essere capitan futuro (visto che il presente continua a essere occupato): la sua esultanza sull’10, dopo avere stoppato il tiro del possibile 11 di Ederson, la dice lunga sullo spirito ritrovato.

Calimero Balzaretti E’ lui l’anello debole della nuova Roma? Il dibattito nella Capitale è aperto e dopo avere visto Biabiany spopolare a Parma mercoledì, il sospetto che con Candreva potesse finire male aveva sfiorato anche noi e, visto quello Strootman tenuto così basso, forse pure Garcia. Ma il calcio è un mistero buffo: Balzaretti, che con Candreva e per un po’ anche con Lulic, finito dalle sue parti, aveva sofferto da matti, diventa l’uomo del match poco dopo l’ora di gioco. Due sinistri in un minuto, entrambi per gentile concessione di Totti. Il primo sradica il palo, il secondo, scheggiato da Gervinho mentre Balzaretti sta ancora consumando la sua disperazione, è quello giusto, bagnato da lacrime liberatorie. Quando arriva l’10, la Roma ha già cambiato marcia (e Florenzi con Ljajic) e si è presa la partita, mettendo la Lazio all’angolo dopo un primo tempo bloccato e in perfetto equilibrio. Fin lì, colpi di testa e di stinco imprecisi di Gervinho, De Rossi e Klose e nessuna parata dei portieri. Dopo, solo quelle di Marchetti su DeRossi, Ljajic e il subentrato Borriello (standing ovation per Totti) in pieno recupero, un attimo prima del rigore (netto) del 20 di Ljajic, sul quale rovina addosso l’esausto Ledesma.

Hernanes chi? Dalle stelle alle stalle, protagonista in positivo giovedì col Legia, assente ingiustificato al pari o quasi di uno spento Klose con la Roma. De Rossi, più di Pjanic, lo cancella dal campo molto prima che si decida a farlo Petkovic con Ederson. Eppure non è una brutta Lazio quella che cucita dietro da Cana e in mezzo da Candreva e Ledesma tiene botta per un’ora. Stessa squadra della passata stagione vuol dire però un anno in più per tutti, e che Klose (35 compiuti) possa essere appannato (sua la grande chance fallita sullo 00) è nell’ordine delle cose. Petkovic dice che la Lazio ha avuto più palle gol della Roma. E’ falso e De Sanctis non ha fatto una parata. ma è vero che al minuto 82 l’espulsione di Dias, subentrato all’infortunato Ciani, è una beata invenzione dell’arbitro Rocchi, che ha sbagliato cartellino. Mancavano in tutto 12’ alla fine. Abbastanza per provarci ma senza certezza alcuna. Anche questa volta il derby, come il 26 maggio, l’ha vinto la squadra migliore.

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