(L. Calamai) – Dalla vetrata del salotto si intravede in lontananza il mare. Intorno olivi, viti e tanta terra. La sua terra. Luciano Spalletti, nonostante oggi sia un uomo ricco, è rimasto attaccato alle sue radici e ai compagni di viaggio della sua gioventù. Appena può torna in mezzo a loro per prendere una boccata d’aria buona. In tasca ha il biglietto aereo per San Pietroburgo. La vacanza è finita. Chiude anche il computer mentre la piccola Matilde balla con un ritmo perfetto sulle note di una delle canzoni alla moda. Ma prima di rituffarsi nel campionato russo («vorrei vincere il mio terzo titolo con lo Zenit») e nel girone di Champions («Porto e Atletico Madrid sono forti, ma noi vogliamo andare avanti») racconta la Serie A. vista con i suoi occhi. «Se penso allo scudetto sono convinto che ci sia soltanto una rivale vera della Juventus».
La sua Roma?
«Il nuovo allenatore Garcia è uno che si sa muovere. Però la Roma dipende da Totti, da che taglio vuole dare Francesco alla sua stagione. La qualità del capitano giallorosso non si discute, ma riuscirà a mantenere la leadership durante tutto un campionato? La Roma è di Totti, nel bene e nel male».
Pjanic è partito alla grande.
«Lo volevo allo Zenit. E con questo ho detto tutto».
In giallorosso è arrivato Ljajic.
«Ha i numeri giusti, ma per diventare un uomosquadra non basta una giocata fantastica, deve essere all’altezza per dieci mesi. La Roma è tutta da scoprire. Potrebbero risultare decisivi due uomini esperti come Maicon e De Sanctis».
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