(A.Angeloni) Lobont; Marquinhos, Burdisso, Castan, Balzaretti (76’ Osvaldo); Bradley, De Rossi; Lamela, Totti, Marquinho (83’ Dodò); Destro. All.: Andreazzoli. Undici, più due cambi, più l’allenatore. Uguale: quattordici persone. Che hanno vissuto un incubo lo scorso 26 maggio. Qualcuno ne è uscito (in tutti i sensi, vedi Osvaldo e Lamela), altri hanno cercato di dimenticare, altri non ci riusciranno mai. E questo è il punto: il peso negativo di quel pomeriggio potrebbe incidere su chi era in campo quella partita. Ma la novità, o forse la svolta, è questa: solo quattro erano presenti nella finale di coppa, gli altri (quasi tutti) non sanno nemmeno cosa sia il 26 maggio. A Maicon, ad esempio, cosa importa se Lulic quattro mesi fa ha fatto piangere Lobont o Marquinhos? Stesso dicasi per De Sanctis o per Strootman. Per loro nessun fantasma. I nuovi big, a guardarli, sono persone abituate a combattere senza troppi retropensieri. Derby a parte, la stessa società ha voluto proprio il cambio totale. Perché, come ammesso da Sabatini, «dopo il derby di coppa la Roma era in una situazione psicologica compromessa». Ecco allora che si punta sulla diversità, sul nuovo.
I SOPRAVVISSUTI – Domani rivedremo solo Castan, Balzaretti, De Rossi e Totti. Gli altri sono nuovi e freschi. Discorso a parte meritano Florenzi e Pjanic, che quattro mesi fa stati messi in panchina da Andreazzoli. C’erano ma non hanno partecipato al disastro. È rimasta solo la sofferenza, non la colpa. Per loro è una sana rivincita senza troppi condizionamenti. I quattro giallorossi reduci, quelli sì, hanno dentro lo spirito di rivalsa verso la Lazio, anche se uno di questi, Totti, lunedì sera ha parlato di «capitolo chiuso». Maicon gui da il gruppo degli “incoscienti”. Anche se il brasiliano di derby ne ha vissuti tanti e pure di altissimo livello, ha giocato in nazionale, ha vinto tutto, non è uno che si intimidisce; De Sanctis è l’uomo di mille battaglie con tanto di pelo sullo stomaco. Lo stesso vale per il guerriero Strootman e il maratoneta Gervinho.
RUDI E I DERBY REGIONALI – Garcia è nuovo, pure lui non pensa certo al derby di coppa. La guida, dunque, è incondizionata. Tra l’altro Rudi è un uomo che non ha vissuti molti derby. Anzi, nel suo curriculum c’è scritto zero. Ne ha giocati quattro contro il Lens, che sta a una quarantina di chilometri da Lille. È come giocare Pisa-Livorno, tanto per intenderci. Lo score è di tutto rispetto: tre vittorie e un pareggio. Imbattuto. E dopo aver dato dei laziali ai tifosi romanisti, forse ha capito il significato del derby. Senza nemmeno giocarlo.