(L. De Cicco) – Prima della partita vera, sul prato dell’Olimpico, c’è un’altra gara che ingaggiano i tifosi romanisti e laziali. Una partita giocata tutta sul filo della scaramanzia, più simile a quelle di scacchi che a quelle di calcio, dove bisogna calcolare ogni mossa per creare il clima giusto e propiziare la vittoria della propria squadra. Perché a volte può essere questione di una maglietta sbagliata o di un posto fortunato cambiato all’ultimo per mandare a monte il lavoro di settimane. Perché al derby ci si avvicina lentamente, con una lunga catena di cose fatte o non fatte, da ripetere nella successione esatta, senza infrazioni. Perché ogni minimo cambiamento può rivelarsi fatale. Non è superstizione, è tifo. Non è vero ma ci credo, diceva Peppino De Filippo. Qui Napoli c’entra poco, i corni rossi della tradizione partenopea non vanno di moda. Sono altri cimeli a circolare: bandiere, sciarpe, ovvio. Ma anche biancheria.
I CLUB
«Magliette, calzini, persino mutande. Ognuno ha il suo portafortuna»,spiega Alessandro Mantini, proprietario dello storico Roma club della Garbatella, la location dove è ambientato il bar dei Cesaroni, che anche oggi si riempirà di tifosi. Quelli che non vanno allo stadio ma vogliono comunque seguire il match in compagnia. Qui c’è una geografia precisa, da rispettare al centimetro: «Ognuno deve sedersi nel suo posto storico». E gli scongiuri? C’è il religioso che si fa il segno della croce, quello che bacia la foto di capitan Totti, quello che nei momenti clou rimane sull’uscio, «per non guardare». In un altro storico pub giallorosso, l’Old Trafford di via Angelo Emo, invece ci sarà un cartello: «Qui i laziali non possono entrare».
PUB E RISTORANTI
Bar, pizzerie, pub. Sono tanti i luoghi dove vedere il match più atteso. Dopo la chiusura del “Vecchi spalti”, al Salario, uno dei punti di ritrovo più ricercati dai laziali è l’Excalibur di piazza Vescovio. Mentre ai Parioli la “chiesa” dei tifosi biancocelesti è la trattoria “Dal Laziale”, nata nel 1912,«prima della Roma», come ci tiene a precisare il proprietario, Enrico D’Angeli. «Siamo qui da quattro generazioni», spiega. «Da anni prima del derby viene sempre a pranzo un medico insieme alla famiglia. Da quando abbiamo capito che porta fortuna lo abbiamo praticamente precettato prima di ogni stracittadina. Non possiamo correre rischi». Altro rito, più recente: le “fettuccine alla Ederson”. Il trequartista brasiliano va ghiotto per questo tipo di pasta condito con fichi, guanciale e pecorino. «Le abbiamo servite prima del derby del 26 maggio, quello di Coppa Italia – svela il ristoratore – è andata bene. E sono diventate un must».