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IL MESSAGGERO La Roma dei capolavori

Esultanza

(U.Trani) Garcia, in controtendenza con il suo passato che lo vedeva spesso incerto al via, parte fortissimo. La Roma, battuto il Verona con merito e con un raccolto anche inferiore rispetto alle occasioni avute, ha gli stessi punti di Juventus e Napoli (più Fiorentina e Inter).Dopo due turni è prima a quota sei, a punteggio pieno come le due rivali più celebrate e, se confermerà la capacità di essere equilibrata e pratica, si può candidare a terza forza del torneo. Da sei anni, il terzo con Spalletti in panchina, non vinceva due gare consecutive ad inizio campionato. Nel 2007 vinse a Palermo e superò all’Olimpico il Siena. Con gli stessi punteggi di questo: 2 a 0 a Livorno e 3 a 0 ieri contro la neopromossa di Mandorlini. Senza, dunque, prendere reti come allora.

COME AL PICCHI –  Garcia riparte dalla ripresa della gara vinta in Toscana. L’unica novità è Strootman, alla prima in serie A, per Bradley. Anche lì i giallorossi si presero in tre minuti il successo. E, proprio come nella trasferta in Toscana, la Roma sceglie lo stesso canovaccio: studia nel primo tempo l’avversario e lo stende inesorabilmente nella ripresa.Ancora senza centravanti in campo e appena il nuovo tecnico fa una sostituzione. Al Picchi era entrato Gervinho per Borriello, lasciato stavolta fuori perché prossimo alla cessione (come accadde con Lamela). E anche ieri un debuttante cambia la storia del match: Ljajic, in campo per Florenzi. Totti, ovviamente, è sempre rimasto in mezzo alle due ali, a parte qualche spostamento che rientra nel copione dell’allenatore francese e appartiene alla libertà concessa comunque al capitano. Stavolta l’intervento dalla panchina è stato anticipato: sostituzione più rapida, dopo sette minuti della ripresa, e di nuovo decisiva. Giusto il tempo per far ambientare, sulla fascia sinistra, il serbo nell’Olimpico semivuoto per la squalifica della Sud ed ecco il nuovo uno-due. Totti, fino a quel momento meno partecipe del solito, imbuca sulla destra per Maicon. Destro potente e deviazione fatale di Cacciatore alle spalle di Rafael: 1 a 0 all’undicesimo. Il gol più bello è però quello di Pjanic. Il capitano gli appoggia lateralmente la palla sul destro, cucchiaio del bosniaco e 2 a 0 al quattordicesimo. Anche Mandorlini applaude per la prodezza. Se De Rossi, fisicamente e mentalmente ritrovato davanti alla famiglia al completo, è il più bravo anche quando nella prima parte la Roma è lenta e timida, Ljajic ha subito l’impatto che si aspettava Garcia. Il serbo ha personalità e qualità. Ogni volta che parte, con o senza la palla, sa dove vuole arrivare. In meno di un quarto d’ora l’ex viola firma la sua prima rete in giallorosso, Splendida. Destro da fuori, tiro secco e preciso piazzato accanto al palo: 3 a 0 al ventunesimo.

LA SICUREZZA RITROVATA –  Basta il primo dei tre gol per dare la spinta necessaria alla Roma per far divertire i venticinquemila tifosi, un po’ meno i mille spavaldi venuti dal Veneto, e per incassare la seconda vittoria di fila. È come se quel tiro di Maicon fosse servito a liberarsi dal peso dell’ultima volta all’Olimpico, il 26 maggio nella finale di Coppa Italia. Anche nel primo tempo i giallorossi costruiscono chance, almeno cinque, senza però capitalizzare la leggera supremazia nel possesso palla. Il Verona si difende e l’ex Toni è solo lì davanti. Florenzi, Pjanic, De Rossi, Totti e Strootman hanno a turno la possibilità del vantaggio che arriva solo dopo l’ingresso di Ljajic. Totti si diverte con due come il serbo e Gervinho, anche se il secondo, pur avendo più chance dei compagni, finisce sempre per colpire il portiere Rafael, sprecando quanto costruito con le sue accelerazioni. Mandorlini fa tre sostituzioni come Garcia: Sala, Juanito e Cacia, i primi due entrati sul 2 a 0, non incidono sul match. Halfredsson prende una traversa sul 3 a 0 e nel finale Strootman respinge sulla linea la vampata di Cacia. L’olandese esce per Taddei e incassa la standing ovation simile a quella in precedenza riservata a Pjanic quando lascia il posto a Bradley.

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