(U.Trani) Comanda la Roma. Nel derby e anche in campionato. Dopo 53 anni, superando 2 a 0 la Lazio all’Olimpico, è di nuovo a punteggio pieno alla quarta giornata. E resta prima con il Napoli. Il risultato premia Garcia che interviene al momento giusto per arrivare al successo, meritato per le occasioni costruite dai giallorossi nella ripresa. L’unico alibi dei biancocelesti: la stanchezza per l’impegno di giovedì in Europa League.
RUDI ALLA META
Il derby vinto, dopo un digiuno di 2 anni e mezzo, e il primato in classifica permettono alla Roma di guardare avanti e non indietro, a quel 26 maggio in cui lasciò la Coppa Italia alla Lazio in una finale storica. Garcia, al debutto in questa sfida, è il protagonista del pomeriggio: il francese, in poco più di due mesi, ha girato concetti semplici ed efficaci al gruppo. In campo c’è una squadra. Organizzata e ordinata, esperta e talentuosa. Di carattere e qualità. La proprietà Usa non festeggia solo il primo successo contro la Lazio, dopo quattro sconfitte e un pareggio. Ha finalmente risolto il problema più urgente: dopo tre tentativi a vuoto, ha un allenatore.
IL MERCATO PESA
Garcia ha più scelta di Petkovic. La Roma del 26 maggio non c’è più. Restano, tra i titolari, solo Castan, Balzaretti, De Rossi e Totti che comunque sono tra i migliori. La Lazio è quella di prima. Nemmeno una faccia nuova, anzi due assenze dietro come Biava e Radu. Per otto-undicesimi è la stessa della finale. Gli innesti giallorossi si sentono: interpreti d’esperienza come De Sanctis e Maicon, fisici come Benatia e Strootman e imprevedibili come Gervinho. Ma per completare l’opera serve l’artista. Irrompe dalla panchina e si prende il derby. Quando appare in campo Ljajic scompaiono i biancocelesti. Il 4-1-4-1 di Petkovic va in tilt. Il talento serbo è a destra. Anzi è ovunque. La prudenza della prima parte, appoggiandosi a Klose là davanti, non aveva pagato. Candreva attacca a destra, ma Strootman aiuta Balzaretti. Lulic fa poco. Il tedesco soffre di solitudine. I compagni pensano solo a chiudere le due linee, reparti stretti, con Ledesma in mezzo a decidere a chi affidare la ripartenza. Pressing minimo e solo contropiede. Gervinho e Ljajic non trovano spazi, Pjanic sale alle spalle di Totti, trasformando il 4-3-3 nel 4-2-3-1, senza però riuscire a concludere. L’unica palla gol è sulla testa di Gervinho, pescato da Totti: palla schiacciata a terra e finita a lato. I giallorossi sentono Garcia e non si sbilanciano. L’assetto è solido.
IL BREAK
La Lazio si inceppa: nel primo tempo aveva sempre segnato. La Roma non c’è mai riuscita. Astinenza confermata. Ma nella ripresa ha sempre fatto centro. E, dopo che Castan di testa prende la traversa rischiando l’autorete e Klose perde l’attimo davanti a De Sanctis, va a vincere la partita. Nella ripresa come a Livorno. Come all’Olimpico contro il Verona e come lunedì a Parma. E come sempre, passa in vantaggio dopo una sostituzione: Ljajic per Florenzi. E per Totti che trova l’interlocutore giusto. Il capitano disegna calcio. E storia. La più romantica la scrive con Balzaretti, il romanista più discusso. Invitato al tiro da Totti, prende il palo e Ljajic non ne approfitta. Il lob al bacio del capitano, dopo pochi secondi, trasforma l’infinita disperazione del terzino in lacrime di gioia. Sinistro al volo e 1 a 0 al diciannovesimo. Petkovic replica con Floccari per Cavanda. La Lazio, però, non ce la fa a reagire. Totti pensa a De Rossi, colpo di testa e risposta di Marchetti, e a Gervinho che non si sa dove tira, prima di far cacciare Dias, anche se il rosso per il brasiliano, entrato per Ciani, è troppo. Ederson, dentro per l’opaco Hernanes, ha sul destro la palla del pari. Ci pensa De Rossi. Borriello per Totti nel recupero che Ljajic si gode fino all’ultimo: steso in area da Ledesma, su rigore spiazza Marchetti per il 2 a 0. Segna Klose. Tardi e in fuorigioco. Rocchi annulla.