(B. Saccà) – L’Inghilterra prende, la Spagna perde, la Francia spende. E l’Italia attende, ovvio. Il cal-ciomercato estivo si è finalmente concluso in tutta l’Europa, suscitando l’indiscutibile felicità dei direttori sportivi e dei procuratori, ora pronti a partire per le vacanze. Tana libera tutti, quindi, almeno fino a gennaio. Il tempo dei bilanci è però arrivato, e i difetti affiorano adesso sulla superficie della realtà. Il giro d’affari dei maggiori campionati europei, giusto per avere un quadro, ha sbriciolato la barriera dei due miliardi di euro, sì miliardi, durante l’estate. Un’enormità.
GLI SPENDACCIONI E le spese non sono state certo distribuite in modo equo, si immaginerà: la Premier League, ad esempio, ha sborsato 744 milioni lordi, un record, mentre la Liga e la serie A si sono «fermate» a quota 396 milioni ciascuna, comunque tutt’altro che parsimoniose. La Ligue 1 ha raggiunto la vetta dei 372 milioni, la rigorosa Bundesliga dei 272 milioni, pur potendo contare su 18 club, dunque due meno degli altri tornei. La serie A, si sarà intuito, ha tradito le attese soprattutto nel finale. Qualche sussulto, pochi palpiti, giusto Kakà gratis. Del resto il ballo delle punte — Borriello, Quagliarella, Gilardino — è presto evaporato. E la Roma, di riflesso, ora si ritrova un centravanti pressoché titolare, Borriello appunto, esposto in vetrina sino all’estremo istante possibile.
I GRANDI AFFARI I colpi da brividi erano già stati messi a segno, d’accordo, ma i tifosi di molte squadre cullavano più di un sogno. I 396 milioni versati dai nostri club, ad ogni modo, costituiscono un balzo in avanti, considerando che uno studio della Deloitte ha rilevato un incremento dell’8% rispetto alle compravendite del 2012.
CONTRADDIZIONI IBERICHE Lo scenario spagnolo, per converso, è denso di contraddizioni. Il Barcellona e il Real Madrid buttano i soldi — Neymar e Bale hanno avuto un costo totale di 157 milioni, una follia — mentre le rimanenti 18 società faticano, arrancano, rischiano il fallimento di continuo: sette club, poi, non hanno uno sponsor. E le conseguenze sono inevitabili. Oltre 30 giocatori spagnoli hanno così lasciato la Liga tra luglio e agosto. Alcuni hanno preferito l’Italia, altri l’Inghilterra, qualcuno il Paraguay e perfino la Bulgaria: Bojan, Joaquin, Callejon, Luis Alberto e i nazionali Llorente, Albiol, Navas, Negredo, Soldado e Thiago su tutti. Una crisi senza remissione. E ogni tentativo di rianimazione, peraltro, non restituisce risultati, sembra incerto, inservibile.
LA REGINA Al contrario l’Inghilterra ha letteralmente dominato la scena internazionale, stabilendo primati da urlo. Le 20 società della Premier sono riuscite a scialacquare 744 milioni di euro nei due mesi di trattative, attingendo generosamente da ogni tipo di portafoglio. Il protagonista dell’ultimo giorno, Ozil, tanto per avere un’idea, si è trasferito dal Madrid all’Arsenal per 47 milioni. I numeri, si sa, non parlano ma dicono molto: il giro d’affari della Premier, d’altra parte, ha conosciuto una crescita senza precedenti, e il record dei 591 milioni sperperati nel 2008 è diventato adesso solo un ricordo.
SCEICCHI E RUSSI Quanto alla Francia, gli sceicchi del Psg e i russi del Monaco hanno colorato le settimane di luglio producendo una mareggiata di denaro sull’Europa intera. Il Monaco, in particolare, può permetterselo: non partecipa alle coppe, e non subisce (ancora) la vigilanza del Fair play finanziario. In Germania, infine, il risparmio e l’accortezza hanno caratterizzato l’estate, animata soltanto dai sussulti del Bayern Monaco campione e del Borussia Dortmund. I bilanci, lì, sono importanti.