(D. Giannini) – E adesso la Samp. “Il nostro campionato inizia mercoledì”. E’ stato un coro praticamente unanime quello che si è alzato domenica pomeriggio negli spogliatoi dell’Olimpico. A testimoniare la voglia della Roma di non fermarsi all’importanza e alla bellezza di un derby vinto. No, la Roma vuole andare sempre più su, vuole (e deve) fare ancora tanta strada per permettere al sorriso tornato sul volto dei tifosi di non essere una cosa passeggera. Serve continuare così, serve rimanere concentrati, serve vincere contro la Samp. Ecco cosa significa “il nostro campionato inizia mercoledì”. Lo ha detto il ds Walter Sabatini.
Lo ha detto anche Adem Ljajic, che ha un motivo in più per tenerci a fare bene al Ferraris. Un motivo che risale a un anno e mezzo fa. Un motivo che ha una data ben precisa: 2 maggio 2012. Era il giorno di FiorentinaNovara. Quella passata alla storia per il raptus di Delio Rossi che si scagliò con una manata proprio contro Ljajic, che all’epoca era un suo giocatore, appena rientrato in panchina dopo una sostituzione. I motivi di quella scena non vennero mai chiariti del tutto. Certe furono le conseguenze: Adem fuori rosa e Delio Rossi esonerato. Poi l’attaccante giallorosso la maglia viola se la riconquistò a colpi di magie e il tecnico andò ad accasarsi alla Samp. Lo scorso campionato i due si incontraronoera il 28 aprile, a Genova. Finì 3-0 per la Fiorentina e fu soprattutto un autentico Ljajic-show con un gran gol (simile a quello di quest’anno contro il Verona, ma mirando all’altro angolo), un assist per la rete di Aquilani arrivato dopo una giocata da fenomeno sulla linea di fondo e un altro numero sulla fascia che Gastaldello, ormai diventato pazzo nel tentativo di stargli dietro, non trovò miglior modo di interrompere che con un fallo da espulsione diretta. Adem si era preso la rivincita su Delio Rossi (che le telecamere inquadrarono sconsolato dopo la rete del suo ex giocatore), a modo suo, alla grande. Ma Adem non pare uno che si accontenta. Quando sceglie un bersaglio, non gli basta una stoccata, colpisce, colpisce, colpisce ancora.
Basta vedere cosa ha fatto alla Lazio, la sua vittima preferita. Con quello di domenica sono 4 gol. Il primo era arrivato giusto 3 anni fa (era il 18 settembre 2010) ed era anche il suo primo in assoluto in Serie A. E poi ancora lo scorso campionato, a segno sia all’andata sia al ritorno. I risultati? 2-0 e 2-0. Come il derby al quale ha dato la scossa con il suo ingresso. Un piacere per gli occhi vederlo giocare, vederlo guizzare, vederlo duettare con Totti. Col capitano che gli riconosce grandi doti tanto da lasciargli battere una punizione che faceva gola a tutti. Insomma, due che parlano la stessa lingua calcistica. E poi quel rigore voluto, conquistato, realizzato. Appena subìto il fallo Ljajic si rialza a giunge le mani, come a dire ai compagni “vi prego, fatelo calciare a me”. «Ho parlato con Daniele– ha spiegato nel post partita -, mi ha detto “va bene, tira”. Non ho mai paura. Quando l’arbitro ha fischiato ho preso subito la palla, me la sentivo. E sono contento di aver segnato». Non è uno che ha paura Ljajic e si vede. Non è uno che può avere paura della Samp di Delio Rossi (che sabato si è fatto espellere ma che il giudice sportivo ha sanzionato solo con un’ammonizione con diffida per la corsa di 40 metri per festeggiare un gol, e che quindi domani sarà normalmente in panchina). Ljajic è semplicemente uno che ha un motivo in più per volerla battere, la Samp. Ecco perché viene da pensare che domani Garcia (che ieri pomeriggio ha diretto il primo allenamento settimanale nel quale chi ha giocato nel derby ha fatto solo differenziato, con Totti, Benatia e Maicon assenti) possa schierarlo dall’inizio. Non perché in panchina non ci sappia stare, ma perché dopo una vittoria bella come quella di domenica serviranno motivazioni forti. E Adem ne ha una fortissima. Fortissima, come lui.