(D.Giannini) – La frase tipica dei protagonisti di grandi imprese è qualcosa del tipo “Ancora non mi rendo bene conto di quello che ho fatto, forse nei prossimi giorni”. Lui no. Lui, l’eroe del derby, l’eroe che non ti aspetti, Federico Balzaretti, ha perfettamente chiaro tutto. Ha chiarissimi quei momenti magici, ha chiarissimo il fatto che ora bisogna già guardare oltre. Segno di maturità, segno di intelligenza, segno che probabilmente non è stato un eroe per caso.
La sua giornata memorabile Balzaretti l’ha raccontata ieri pomeriggio ai microfoni di Rete Sport. Dove ha ripercorso tutto: quei secondi sospesi tra il palo e il gol, tra l’inferno e il paradiso («una liberazione, una gioia immensa»), gli occhi di De Rossi («l’ho visto piangere e mi sono sciolto anche io»). E poi l’eroe di tutti i romanisti che torna ad essere semplicemente e meravigliosamente l’eroe di tutti i giorni per le figlie («sono rimasto a casa con le mie bambine, perché erano stanche e sono rimasto a casa con loro»). Un papà eroe, un uomo e un giocatore maturo che guarda avanti: «Il gol è importante e bello ma bisogna ragionare da grande squadra e mettersi alle spalle il derby». Ecco tutta la sua intervista.
Ieri ci sono stati 17 secondi che hanno cambiato il destino di una partita: una sassata sul palo e tu che esci sconsolato dal campo. Poi al momento di rientrare il gol. Come hai vissuto tutto quanto? “La cosa bella è che ho realizzato tutto subito cosa era successo, ho tutto in mente. Dopo il palo sentivo qualche compagno che mi spronava da dietro, mentre tornavo indietro ho visto che avevano battuto il corner e mi è arrivata questa palla. E’ stato il destino. Non ho nemmeno pensato, ho tirato e basta. Quando ho visto il pallone andare in porta è stata una liberazione, una gioia immensa”.
Ti sei dovuto anche coordinare un po’ per il gol. “Sì, stavo andando all’indietro e la palla era più avanti a me, ma sono riuscito a impattarla bene. La palla di Francesco (Totti, ndr) non era difficile da calciare, ma ero sbilanciato con il corpo. Sono comunque riuscito a calciarla bassa e a incrociare bene. Ci piace pensare che la mobilitazione fatta in tuo favore ti abbia accompagnato. Sì, è una cosa che penso, non è una frase di circostanza. I risultati si ottengono quando tutto l’ambiente è coeso. E’ una spinta che mi ha dato la gente. Sono contento di aver fatto felici tutti”.
La tua esultanza non è stata sobria… Il tuo risveglio? “E’ stato tranquillo, sono rimasto a casa con le mie bambine, perché erano stanche e sono rimasto a casa con loro. Non c’erano mia moglie e la bambina più piccola che erano a Parigi, sarebbe stato bello festeggiare tutti insieme. L’esultanza non è stata sobria, ma il futuro deve essere così. Si deve continuare a lavorare, il gol è importante e bello ma come ho detto domenica bisogna ragionare da grande squadra e mettersi alle spalle il derby. Abbiamo vinto 2-0, chi ha fatto gol ha fatto gol, va bene così”.
Bisogna pensare subito alla prossima partita e continuare a fare bene. L’immagine che ti resta negli occhi del derby? “L’ho detto subito, quella di Daniele (De Rossi, ndr), l’ho visto piangere e mi sono sciolto anche io. Nell’euforia si vedevano le facce dei tifosi e sentivo che mi abbracciavano, poi mi sono girato e ho visto Daniele in lacrime. E’ la scena che mi ha colpito di più”.
Cosa è cambiato nello spogliatoio rispetto alla scorsa stagione? “Moralmente, il mister ha fatto un grande lavoro dal punto di vista psicologico. Quando siamo partiti c’era poca consapevolezza, poca fiducia e poca autostima. Quando vieni da una stagione come quella dello scorso anno è difficile avere autostima. Abbiamo lavorato molto su questo, ancora adesso Garcia ci carica con messaggi positivi. A Parma, tra il primo e il secondo tempo quando eravamo sotto 1-0 ci ha detto: “Ragazzi, tranquilli… Adesso torniamo in campo, prima la pareggiamo, poi vinciamo”. I suoi messaggi sono sempre positivi, rasserena sempre tutti ed è importante. Dal punto di vista tecnico ha portato le sue convinzioni e stiamo cercando di metterle in pratica. Dal punto di vista della qualità, credo che anche lo scorso anno la squadra fosse molte forte, e lo è anche quest’anno. Abbiamo preso giocatori di qualità come Strootman, Maicon e De Sanctis, il direttore ha messo a disposizione di Garcia una rosa importante. Una cosa di cui bisogna dare atto ad allenatore e società e a tutti noi: stiamo trasformando questi ottimi giocatori in una squadra, che è la cosa più difficile da fare”.
Si parlava della copertura di Candreva nella tua zona, avevate preparato qualcosa di particolare? “No, nulla di particolare, anche se sapevamo che era uno dei pericoli numero uno. Sono giocatori che conosciamo, abbiamo cercato di limitare le loro qualità. Primi dopo 4 giornate”.
Avete fissato degli obiettivi? “No. E’ ancora molto presto. La cosa bella di cui parlavamo a inizio anno era questa: partire forte per ricompattare l’ambiente e ricreare lo spirito che c’era negli anni passati, che non c’è stato nelle ultime due stagioni. Ci eravamo promessi di mettere in difficoltà tutti. L’inizio è stato positivo, è indubbio, ma la partita più difficile dovrà ancora venire. Se dobbiamo ragionare da grande squadra, cancelliamo le cose positive e portiamole dentro di noi e, anzi, cerchiamo di migliorare. Questa squadra ha ancora margini di miglioramento, dobbiamo ancora fare il salto di qualità sulla mentalità e sull’equilibrio. Arriveranno momenti negativi, dovremo essere forti a reagire. Ci sono ancora dei test da affrontare, ma abbiamo lanciato sicuramente un messaggio a tutte le avversarie”.
Il rapporto con De Rossi? Vuoi dire qualcosa per Dodò? “Il rapporto con Daniele va al di là del calcio. E’ un ragazzo straordinario che lavora come un pazzo, che ama la maglia della Roma al mille per cento, che soffre molto quando le cose non vanno bene. Il giocatore è indiscutibile, la persona è straordinaria. Sono contento che sia rimasto, farà ancora tanto per la maglia che ama. Dodò è un altro ragazzo fondamentale per il gruppo. Quando ci sono queste vittorie bisogna ricordare anche quelli che soffrono in panchina. Dodò è uno di questi, ma anche Marco Borriello, il nostro primo tifoso quando non gioca. Mi sarebbe piaciuto un suo gol, è stato sfortunato su quel colpo di testa. Tornando a Dodò, si sta allenando meglio, non ha più i problemi al ginocchio dello scorso anno. Avrà la sua opportunità e la saprà sfruttare. Il gruppo è unito quando tutti remano dalla stessa parte, l’importante è che alla fine vinca la Roma, a prescindere da chi giochi. Se si centra un obiettivo importante, si centra con tutti, non si guarda alle presenze fatte”.