(V. Meta) – Vedergli lasciare il campo per ultimo è un’immagine piuttosto frequente, ma vederlo imboccare le scale che portano agli spogliatoi con la leggerezza che solo certe corse non capitava da un po’. È leggero,Daniele De Rossi. Non alleggerito, leggero. Nessuno gli ha tolto dalle spalle le responsabilità né le aspettative, però adesso pesano di meno e si vede. Si vede perché in questa Roma non prevista (ma non imprevista) lui è tornato a fare quello che lo ha reso grande: essere sempre dove deve essere. «Io provo a giocare sempre bene – dice quando gli chiedono che fine abbia fatto il giocatore dell’anno scorso -, qualche volta ci sono riuscito, l’anno scorso spesso no, ma non ho un approccio diverso al calcio. Io guardo le mie colpe, sicuramente l’anno scorso qualcosa ho sbagliato, devo fare meglio e continuare a farlo. Secondo me sono più le stagioni dove ho fatto bene che quelle dove ho fatto male, ma a volte sembra il contrario. Dico anche con la massima umiltà che devo essere aiutato e quest’anno tra il mister, compagni e il pubblico, mi hanno aiutato tutti». Parole non banali, come tutt’altro che banale è la Roma di questo inizio stagione.
Partita fra i mugugni dei tifosi per le cessioni illustri e lo scetticismo della critica, adesso è prima a punteggio pieno e si ritrova a vivere il paradosso di doversi quasi giustificare per questo: «Cosa ci aggiunge questa vittoria? Punti, consapevolezza, la dimostrazione che non sbagliamo le partite come facevamo prima, che ce la facevamo addosso sul più bello. Non le sottovalutiamo, può capitare di sbagliarle poi, ma la squadra gioca da squadra vera». Suggerimenti per riassumere il concetto: coraggio. Ma anche qualcos’altro, perché la Roma sembra stare bene di testa, cuore e gambe e pure l’ammonizione rimediata da De Rossi a pochi minuti dallo scadere va letta in questo senso, come un eccesso di fame arretrata: «È un discorso di organizzazione, il mister prepara la partita in maniera incredibile, sembra che corri di più, ma poi è tutto preparato per bene. Abbiamo preso belle mazzate in questi anni, non ci passa il gusto di vincere dopo cinque partite». Il problema adesso sarà non perdere la testa, non solo quella della classifica: «Se sei primo dopo sei partite, è normale che puoi essere fuorviato. La Roma è una squadra molto forte, quest’anno è diventata una squadra vera e sono sicuro che il nostro obiettivo, che è quello di tornare in Europa, lo raggiungeremo». E da sabato sera a San Siro cominciano gli esami, sapendo che da adesso in poi tutti aspetteranno la Roma al varco: «Abbiamo giocato solo sei partite e manca una vita, sicuramente Inter e Napoli saranno le due più difficili fino a ora. Non so se quelle che abbiamo battuto noi le batteranno gli altri, ma so che noi abbiamo fatto punti dove di solito li buttavamo».