(G.Sanzotta) – Ricordate le feste e quei manifesti da denuncia per pubblicità ingannevole? Volevano far credere di essere la prima squadra di Roma. Ma quella fiammella di vanità è durata una sola estate. Si era accesa imprevista per una rete segnata la sera del 26 maggio e si è spenta in una dolcissima domenica di settembre quando, finalmente, una squadra in sintonia con la tradizione ha ristabilito la normalità. Modestamente avevo avvertito dopo quella sconfitta che il tempo avrebbe fatto giustizia. Così il ricordo di quel 26 maggio non allevierà la delusione dei perdenti di oggi e non scalfirà la gioia dei nuovi vincitori. Così è stato.
Avevano paura i tifosi laziali, se avessero potuto avrebbero cancellato ilderby per lasciare un unico ricordo. Hanno avuto paura a entrare allo stadio e hanno trasmesso questo timore alla squadra apparsa solo preoccupata di difendersi, incapace di giocare. Stavolta non ho mai avuto un momento di paura, forse uno c’è stato sul finire dell’incontro, ma ci ha pensato De Rossi a salvare le nostro coronarie. Un solo sussulto, poi la normalità di una superiorità che prima o poi si sarebbe concretizzata anche nel punteggio. Garcia per il momento un miracolo l’ha fatto riuscendo a mandare in campo una squadra che riesce sempre a dare sicurezza, che non suscita mai l’impressione di essere in difficoltà. Non solo, ma anche se dovesse andare in svantaggio riesce a dare la concreta speranza che può riaggiustare le cose.
A Parma ne abbiamo avuto la prova. Una cosa tanto diversa dal recente passato, quando subita una rete si faceva subito notte. Adesso no. A volte sembra di rivedere lo stesso atteggiamento visto in passato con Liedholm al timone oppure con Capello o Spalletti. Anche questa Roma appare sicura, fredda, capace di imporre il proprio gioco e aspettare il momento giusto per chiudere l’incontro. Non può essere solo un caso che siano arrivate quattro vittorie su quattro. Come non può essere un caso il cedimento degli avversari nel secondo tempo. Non è nemmeno un caso che in quattro partite mai sono state lasciate praterie al contropiede avversario e anche domenica Candreva, il più temuto dei nostri avversari, ha finito per andare a cozzare contro il muro difensivo.
La ricetta è concepire il calcio con semplicità e prudenza: imporre il proprio gioco ma tutelando la retroguardia. Non è un caso se la maglietta di De Santis non sì è ancora impolverata. Non è un caso se non sono stati necessari suoi miracoli. Questa sicurezza fa ben sperare. Tanto più che in giro, per scaramanzia, nessuno fa più previsioni. Nessuno fissa paletti e obiettivi. Una partita per volta, un sogno alla volta e i conti li faremo dopo: Certamente anche dopo aver affrontato quelle ritenute più forti, almeno sulla carta. Così mi torna in mente una previsione di Giordano che aveva elencato le compagini più forti della Lazio; oltre a Juventus e Napoli, aveva inserito anche Inter, Milan e Fiorentina. Si è dimenticato della Roma. Forse adesso se ne sarà accorto. Guarda quanti guai può fare una serata di fine maggio. Può far perdere il controllo della realtà. Noi, dopo aver riportato la normalità e la giusta scala dei valori, non perdiamo di vista la realtà. Sappiamo che non sarà possibile vincere 38 partite, sappiamo che ottenere un posto in Europa non sarà semplice e che il cammino è iniziato bene, ma, appunto, è iniziato e la strada da percorrere è ancora lunga. Però, pur dicendolo sottovoce, questa volta la squadra, l’allenatore, l’ambiente, ispirano fiducia.
Non ci sono proclami, non ci sono teorie da sperimentare, rivoluzioni da compiere, c’è solo la normalità del lavoro e le idee chiare. E la fiducia è rafforzata dall’impressione che ci sono margini di miglioramento importanti. Domenica all’Olimpico abbiamo visto la differenza tra chi sembra arrivato al limite massimo e ha iniziato la discesa e chi invece può aspirare a crescere ancora. Senza fissare traguardi e guardando soltanto alla gara di domani, però andiamo a dare una sbirciatina anche agli altri. Juve e Napoli hanno i favori dei pronostici (ma non sempre è una bella cosa). La partenza è buona anche se la Juventus ogni tanto mostra qualche crepa. Dietro loro cosa c’è? Il Milan, diciamolo con franchezza, è poca cosa e in fondo non mi dispiace per Allegri se andrà male. Poteva venire da noi, invece è rimasto con una squadra mediocre e senza alcuna certezza futura. Ora possiamo dire che è stato meglio così. La Fiorentina dovrà ripetersi, e non sarà facile. Comunque sulla carta non sembra più forte della Roma. L’Inter non deve illuderci con le sue vittorie. Mazzarri è bravo, ma la squadra non è certo imbattibile. Altre non ce ne sono. La Lazio l’abbiamo vista, è in pieno autunno.. Così, pur senza fissare asticelle, stavolta ce la possiamo giocare almeno alla pari degli altri. Abbiamo la sensazione che può essere così fino alla fine. Soprattutto abbiamo ritrovato quella voglia di tornare allo stadio e quella simpatica e tanto romana tracotanza che negli ultimi due anni avevamo perduto. Abbiamo trovato la speranza di poterci divertire e prenderci delle soddisfazioni. Diciamolo anche sottovoce, ma per ora siamo primi. Soprattutto siamo tornati la Roma che ricordavamo. La nostra Roma.