(V. Meta) – Il bello viene adesso e il difficile pure. Perché dopo la sesta vittoria in sei partite, arrivata con imbarazzante facilità contro un Bologna annichilito, nascondersi diventa complicato. Ammesso che qualcuno abbia mai potuto pensare a un caso, questa Roma ne è l’opposto. Questa Roma ce l’ha un motivo, anzi tanti, dal fiato al gruppo a un modo di far ruotare il tridente che disorienta le difese avversarie, e a uno come Benatia là dietro. La Roma si riprende la testa della classifica e il resto sono solo applausi. Alla fine è Torosidis la soluzione scelta da Garcia per sopperire all’assenza di Maicon sulla destra della linea difensiva, con Balzaretti che resta al suo posto a sinistra e Dodò in panchina. Davanti Gervinho vince il ballottaggio con il festeggiato Ljajic (ventidue anni ieri) e si rivede dal primo minuto Florenzi. Fermato il Milan, Pioli ci riprova con il 4-4-1-1, Laxalt largo a sinistra, Cristaldo centravanti, Diamanti a fare quello che vuole sulla trequarti e il romanista Moscardelli in panchina. Peccato che il tentativo abbia vita breve, perché alla prima occasione il Bologna sprofonda: minuto numero sette, Pjanic va a battere una punizione sulla trequarti, Curci non ha perso il vizio e respinge davanti a sé il suo destro potente, in area piccola si materializza rapidissimo Florenzi e di testa mette dentro a porta vuota il suo terzo gol stagionale. Facile. Molto meno facile è lo scambio Gervinho-Totti che due minuti dopo manda in porta Balzaretti, Curci esce come può ma il sinistro dell’ex Palermo attraversa tutta la linea prima di uscire di un soffio. Prove generali del raddoppio, che infatti, vista l’assenza dal campo del Bologna sotto qualsiasi forma, arriva poco dopo il quarto d’ora: Florenzi va via veloce sulla destra, difende palla dal ritorno di Morleo e intanto aspetta che arrivi qualcuno a dargli una mano, tocco all’indietro per Totti che con la coda dell’occhio vede Gervinho alla sua sinistra e lo serve, controllo, tre passi e destro sul primo palo, che forse un mese fa sarebbe uscito ma adesso no. In campo c’è solo la Roma e quando gioca di prima è uno spettacolo che quasi sembra un peccato contrastare.
La partita si chiude virtualmente al 26’, quando su un calcio d’angolo battuto da Totti, Benatia si libera con imbarazzante facilità della marcatura di Antonsson e con il sinistro firma il secondo centro consecutivo dopo il capolavoro di Genova. Pioli si mette le mani nei capelli, ma dove non riesce a mettere mano è nelle gambe e nella testa dei suoi, semplicemente annichiliti, al punto che quando la Roma decide di prendersi qualche istante di pausa e lasciar calciare Diamanti, lui spara un sinistro esangue che pure non esce di molto sul palo lontano. Pioli allarga le braccia: contro una Roma così c’è poco da fare e quel poco di certo non può farlo il suo Bologna. Si ricomincia sotto un’acquazzone come non se ne vedevano da prima dell’estate, ma che non ferma i giallorossi, anzi. Al 2’ De Rossi parte palla al piede dal cerchio di centrocampo, si libera di un paio di avversari e continua la sua corsa fino alla lunetta, dove lascia partire un destro centrale che Curci riesce perfino a trattenere. Sull’Olimpico continuano minacciosi i lampi, ma è dentro che va in scena la tempesta perfetta di Garcia. Il Bologna continua a non dare segni di vita, ma la Roma non è in vena di pietà e al 17’ colpisce ancora con Gervinho, imbeccato da una splendida apertura di Pjanic, che l’ivoriano controlla all’altezza del vertice sinistro dell’area prima di scaricare all’incrocio un destro che fulmina ancora Curci. Talmente bello da sembrare facile e infatti poco dopo Garcia gli concede la standing ovation mandando in campo Ljajic e dirottando Florenzi dalla parte opposta. Pioli prova a giocarsi la carta Krhin e poi Rolando Bianchi, ma i due non la prendono mai. La prende invece benissimo Adem Ljajic, che conferma le sue statistiche perfette all’Olimpico (tre partite e tre gol con quello di ieri), mettendo sotto la traversa un pallone che Pjanic gli serve praticamente sulla linea di fondo. Difficilissimo, eppure bello. Troppo per non sembrare anche facile.