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IL ROMANISTA Tommasi: “Ma i romanisti che c’entrano?”

Damiano Tommasi

(M.Macedonio) «Episodi come quello di domenica non hanno colore. Purtroppo, è preoccupante che un evento sportivo abbia come corollario vicende come questa. Ma se ci fermiamo a chiederci quale sia la città più violenta o la tifoseria più indisciplinata, stiamo certamente guardando nella direzione sbagliata».Parla da presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, ma anche da cittadino veronese. E a “Il Romanista” dice la sua sull’agguato teso al pullman della squadra gialloblù dopo la gara dell’Olimpico.

«Il fatto che sia accaduto lontano dallo stadio e a qualche ora di distanza, non toglie che l’episodio resti purtroppo legato all’evento sportivo. Probabilmente, è perché qualcuno, per fortuna una minoranza, dà per scontato che andare allo stadio o fare il tifo per una squadra significhi anche dare luogo a manifestazioni di violenza. Lo sbaglio è però dare un colore a questi episodi. Non si può insomma generalizzare, perché sarebbe fuorviante. C’è semmai da capire perché intorno ad un evento sportivo debbano trovare spazio tali azioni, nella fattispecie un atto che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Ripeto, non servono le polemiche e, soprattutto, fare la classifica di dove sono avvenuti gli episodi più gravi, perché non ci porta da nessuna parte».

Lo stesso Luca Pancalli, assessore capitolino allo sport, ha detto che vanno superati certi “campanilismi”, auspicando invece un lavoro comune da parte di tutti i sindaci e tutte le istituzioni preposte. Di sicuro, in questo caso si è coinvolta senza motivo una tifoseria e una squadra. Anche se chi ha compiuto il gesto è stato motivato a farlo da un atteggiamento, un costume, una mentalità, che vanno cambiate. Perché concepiscono che accanto ad una squadra di calcio possano trovare legittimità episodi delinquenziali come questo.

Si è detto che la polizia poteva onestamente fare ben poco, trattandosi di un’imboscata da parte – sembra – di due minorenni. Ma proprio questo, forse, rafforza l’idea che si debba intervenire su altri piani. A cominciare dalla scuola… Qui in Italia, quando si usa l’espressione “clima da stadio” si intende dire “incivile”. Questo la dice lunga su come è percepito il calcio, a conferma che il problema è innanzitutto di natura sociale. E fa capire anche come si debba tutti lavorare ancora molto per normalizzare un ambiente. Che ha bisogno di questo affinché un evento sportivo rimanga solo un evento sportivo. Senza contorni di altro genere.

Lavorare per diffondere una diversa cultura, non solo per quanto riguarda l’aspetto sportivo, non significa infliggere pene a chi è consapevole di non avere fatto nulla. Esempi positivi, confronto, dialogo e iniziative con le nuove generazioni sono i soli passi da fare, ma a quanto pare il percorso che si vuole intraprendere è esattamente quello opposto. Un padre di famiglia non può punire indistintamente tutti i figli per gli errori di uno solo. Ma torniamo al match tra AS Roma e Hellas Verona. Durante l’evento sportivo e dentro il luogo dove nulla può succedere con la tessera del tifoso, si sono verificati episodi di violenza proprio da parte di chi quella tessera l’ha sposata fin dal primo giorno. Nonostante ciò, chi osserva oggi il mondo del calcio è convinto di dover dedicare la propria attenzione esclusivamente alla tifoseria della AS Roma poiché dei violenti, definiti dalla stessa Questura di Roma “cani sciolti”, si sono resi protagonisti di un episodio deprecabile lontano dallo stadio ed a ore di distanza dall’evento sportivo.

Cosa si sta pensando da parte di costoro? Punire i possessori della “Away”, circa 6500 cittadini italiani i quali hanno sottoscritto una card che lo stesso ONMS ha parificato, ai fini della sicurezza, alla tessera del tifoso. Ricordando che la Away Card è anche un servizio commerciale, legalmente sottoscritto tra due parti, non comprendiamo il perché nel momento in cui si manifestano episodi di violenza (che, ribadiamo, devono essere condannati) lontano da uno stadio, non durante un evento sportivo e da teppisti non riconducibili ad una tifoseria, si pensi che il rimedio sia quello di punire indiscriminatamente una tifoseria che con la Away è stata già oggetto di una verifica sotto il profilo della sicurezza e i cui sottoscrittori avrebbero potuto tranquillamente sottoscrivere la “Privilege”, mentre chi ha mandato all’ospedale uno steward all’interno di uno stadio, durante un evento sportivo e titolare di una tessera del tifoso, non è ritenuto un problema da affrontare.

Ora ci chiediamo: dobbiamo aspettarci anche la sospensione della tessera del tifoso? Forse sarebbe la soluzione meno ipocrita. MyRoma ritiene che sia arrivato il momento di abbattere questo muro di ipocrisia altrimenti tutto ciò che si farà non potrà che essere peggiorativo. Le decisioni ed i suggerimenti di chi osserva il calcio “dall’alto” sono sempre più irrazionali e riteniamo che questo modo di condurre le cose possa solo peggiorare e complicare la situazione. Vogliamo questo? Noi di MyRoma no. Non si capisce perché in un Paese di “garantisti”, gli unici a pagare debbano essere dei tifosi – la stragrande maggioranza – che nulla hanno a che fare con atti di violenza. Abbattiamo quindi questo muro e chiediamo di non nascondere le proprie mancanze con “suggerimenti” che limitano la libertà di cittadini italiani che fino a prova contraria hanno il diritto di usufruire di un servizio commerciale legalmente sottoscritto e pagato.

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