(A. Austini) – Gli sceicchi esistono davvero. E da qualche anno investono fortune nel calcio. Non sono tutti come Al Qaddumi, il misterioso imprenditore giordano che vive a Perugia e ha provato a entrare nella Roma arrivando a firmare un preliminare con Pallotta.
Ora è sparito nel nulla. Gli sceicchi «veri» sono una realtà a Manchester, Parigi, Malaga (non per molto), in Italia ancora no. I soldi freschi in serie A li ha appena portati un indonesiano: Thohir sta per diventare il maggiore azionista al 70% dell’Inter, «perché – come dice Moratti – ora ci sono giocatori che costano 100 milioni e per rimanere a certi livelli ti devi strutturare in un certo modo».
Gli sceicchi frequentano anche lo stadio Olimpico. Oggi ce ne sarà uno a vedere il derby, ospite nella nuova tribuna autorità: è uno dei figli del principe saudita Salman Bin Abdulaziz Al Saud, membro della famiglia reale ed erede designato al trono, nonché ministro della Difesa dell’Arabia Saudita. Il figlio è appassionato di calcio e, a quanto pare, della Roma. Unicredit lo ha invitato alla partita di oggi, l’occasione giusta per fargli conoscere Pallotta e gli altri dirigenti. E magari regalargli una maglietta firmata da Totti da portare al papà.
Che gli americani cerchino partner non è un mistero. Dopo il flop Al Qaddumi, il braccio destro del presidente, Mark Pannes, ha mantenuto aperti i contatti con potenziali investitori. Alcuni di questi provengono dal mondo arabo e, almeno a parole, sono interessati a un ingresso nel club giallorosso. Gli scenari sono imprevedibili e molteplici. Di sicuro gli americani non vogliono mollare la Roma e il business dello stadio: lo dimostrano il recente aumento delle quote in mano a Pallotta e l’«accentramento» a Boston del progetto-stadio.
Gli sceicchi sono anche tifosi laziali. Khaled Al Shoaibi, petroliere arabo con l’Aquila nel cuore, è stato avvistato allo stadio diverse volte. All’Olimpico ma pure all’estero per seguire le prove di Klose & Co. in Europa League. A una cena romana lo scorso anno ha voluto conoscere Vincenzo D’Amico, stella di quella Lazio scudettata che ai tempi lo fece innamorare dei colori biancocelesti. Si è parlato di un’offerta presentata da Al Shoaibi per acquistare quote da Lotito, ma il presidente ha sempre smentito. E non ha mai dato segni di cedimento. «Pagare moneta, vedere cammello» è il motto lotitiano: evidentemente finora nessuno vuole pagarlo con la moneta giusta. Di soldi ne avrebbe bisogno eccome la Lazio, ecco perché è stata ascoltata con interesse l’offerta della Turkish Airlines per diventare main sponsor. Ma la trattativa si è arenata di fronte alla richiesta di 5 milioni di Lotito contro i 3-3 e mezzo proposti dai turchi.
Oggi, non lontano dal principino saudita tifoso della Roma, siederanno anche i rappresentanti della compagnia aerea, invitati in questo caso dal direttore commerciale uscente del club giallorosso Christoph Winterling. La Turkish si era prima rivolta al club di Trigoria senza però trovare un accordo: chissà che l’atmosfera del derby non li spinga a un rilancio. Intanto la Roma si prende volentieri il milione della Cne Gas & Power che stamperà (in piccolo) il suo marchio sulle maglie giallorosse: pure i rappresentanti dell’azienda italiana oggi seguiranno il derby in tribuna. Gli sceicchi, in questo caso, non c’entrano.