(E. Menghi) – Mano sinistra sul fianco e sguardo verso il capitano. Un momento dell’allenamento di ieri mattina, catturato dalla macchina fotografica e finito sui social network, ha come protagonistiLjajic e Totti. Il primo spegnerà 22 candeline il 29 settembre, il secondo compirà 37 anni due giorni prima. «Sembrano padre e figlio», è il commento più gettonato per quell’istantanea pubblicata dalla Roma su Facebook. Ma anche: «Ragazzì, guardalo bene che impari qualcosa».
L’aria da bambino ce l’ha, i genitori lo vanno volentieri a prendere a Trigoria dopo gli allenamenti e vivono con lui nella casa che era di Osvaldo, ma la storia della cioccolata è cosa vecchia. «I dolci piacciono a tutti, era solo una battuta», aveva spiegato Ljajic a chi se lo immaginava con il cucchiaio immerso nel barattolo di Nutella, davanti alla playstation, fino a notte tarda. La carta d’identità non è più la stessa del suo arrivo a Firenze, nel gennaio del 2010, e il serbo sembra essersi responsabilizzato.
A Trigoria ci è entrato in punta di piedi, nonostante abbia il nono stipendio più alto della rosa, e si è fatto guidare per la città da De Rossi. Il vicecapitano giallorosso lo ha portato a scegliere casa, ma non si è limitato a dargli le chiavi del nuovo appartamento: gli ha fatto da Cicerone. Un buon inizio per uno che non è proprio un chiacchierone. Ljajic parla poco, non è iscritto ai social network, non ha tatuaggi ed è timido e introverso. Non difetta di personalità, questo è da premettere, e ha convinzioni solide su cui non transige. E Mihajlovic lo sa bene: il ct della Serbia lo ha cacciato dalla nazionale perché nell’amichevole con la Spagna del 28 maggio 2012 non ha cantato l’inno. Non per pigrizia o scarso nazionalismo, ma più semplicemente perché non riconosceva se stesso e la sua religione (è musulmano) nel testo che secondo il codice di comportamento avrebbe dovuto cantare. La porta non si è chiusa per sempre, ma la Federcalcio serba si aspetta un passo indietro del giocatore, che difficilmente arriverà.
Qualcuno avrà anche storto il naso scoprendo che tra i suoi nuovi amici c’è il bosniaco Pjanic, che l’ha accolto a braccia aperte fin dal primo giorno e l’ha portato a cena fuori per festeggiare il suo arrivo a Roma. Ljajic ha legato molto anche con Jedvaj e Dodò, con Totti il feeling è nato in campo, nel giorno del suo esordio perfetto. Contro il Verona è entrato dalla panchina, al minuto 52, e con un gol di potenza dalla distanza al 66’ si è presentato ai tifosi romanisti. Il giocatore scelto da Sabatini (che tornerà a parlare alla stampa venerdì alle 12.30) per rimpiazzare Lamela punta alla maglia da titolare a Parma. D’altronde, mentre Florenzi e Gervinho erano in nazionale, lui si è allenato sotto gli occhi di Garcia, che sta pensando di dargli una chance. Con Totti accanto, ammesso che non ci si metta Borriello di mezzo.