(A. Austini) – Sembrava Drogba. Le treccine c’erano, i movimenti da attaccante pure, per non parlare del tiro preciso e potente. Sembrava Drogba, ma era Gervinho, il nuovo idolo dell’Olimpico romanista. Anche lui arriva dalla Costa d’Avorio e trasmette una simpatia incredibile. Adesso, però, fa anche paura agli avversari. Chiedere al povero Bologna: due gol, due ammonizioni procurate, corsa e dribbling senza sosta. E pensare che questo ragazzo è stato scartato dall’Arsenal e preso dalla Roma a suon di milioni (8 più bonus) tra lo scetticismo generale. […]
Garcia lo ha voluto qui contro tutto e tutti: a quanto pare aveva ragione. «Ha solo bisogno di fiducia, in futuro può fare ancora meglio: certe occasioni senza di lui in campo non esisterebbero», lo esalta il francese, che ieri ha deciso di condividere con il pubblico gli applausi al suo figliol prodigo. Una standing ovation meritata per Gervinho, la prima davanti ai romanisti quasi increduli. Lui come loro, e infatti quando esce sembra un po’ stralunato. «Le cose stanno andando bene – racconta l’ivoriano – quello che proviamo in settimana si vede in partita, abbiamo iniziato la stagione come meglio non si poteva. Con questo spirito siamo tra le migliore squadre d’Europa».
Non nominategli Wenger. E se lo fate, vi beccate una risposta diplomatica: «Ho più affinita con Garcia, ma mi sono trovato bene sia con lui che con lo staff dell’Arsenal. Ora loro giocheranno in Champions contro il Napoli a cui auguro buona fortuna, poi toccherà a noi ma prima abbiamo la sfida con l’Inter: sappiamo che sarà difficile come tante altre qui in Italia, vincere un’altra volta prima della sosta sarebbe molto importante».
Per pensare alla settima bellezza c’è tempo, ora la Roma si gode giustamente una serata bagnata e fortunata. Tutto è iniziato con la «testata» di Florenzi, che quando vede il Bologna diventa un cecchino infallibile: con quello di ieri sono tre i gol rifilati agli emiliani, la metà del suo bottino in serie A. «Evidentemente mi porta fortuna – riconosce il centrocampista – io ho solo pensato a giocare. L’anno scorso facemmo lo stesso primo tempo contro il Bologna, stavolta abbiamo continuato a giocare. Il nostro modo di stare in campo fa stancare gli avversari, ora siamo anche cinici sotto porta». Il bello deve ancora venire, forse.