Nuovo appuntamento con la rubrica firmata Gazzetta Giallorossa che prende il nome dal famosissimo programma condotto in passato da Corrado Mantoni: La Corrida, dilettanti allo sbaraglio. Questa volta dedichiamo la nostra attenzione alle elucubrazioni più o meno indovinate del presidentissimo James Pallotta, spesso in difficoltà nel gestire le situazioni come la Roma sul campo. L’obiettivo è rivolto alle parole rilasciate nella giornata di mercoledì (ndr) riguardanti partnership commerciali, mercato, futuro e stadio.
“Noi abbiamo innanzitutto stretto una partnership con Disney Espn e ciò significa che la Roma verrà qui negli Usa ogni anno per giocare e allenarsi. Poi abbiamo stretto un accordo con Nike. Si tratta di un accordo che solo poche squadre nel mondo possono vantare”.
Riguardo alla trasferta invernale statunitense speriamo che questa prima o poi possa riconsegnarci, al rientro dalle pseudo vacanze, una squadra in forma, consapevole dei propri mezzi e priva di ogni tipo di scaramuccia o battibecco interno; ricordare il caso Osvaldo della passata stagione con le presunta sindrome influenza del centravanti italo-argentino e la sua conseguente permanenza a Buenos Aires con rientro posticipato nella Capitale il 4 gennaio. Sulla questione sponsor tecnico, sorvolando il fatto di essere l’unica squadra europea senza sponsor tecnico e commerciale, il vanto di essere una delle poche compagini a poterne godere non corrisponde propriamente a verità: pensando solo all’Italia saltano subito all’occhio le collaborazioni della Nike con Juventus ed Inter (quest’ultima capace di strappare un contratto al colosso americano addirittura raddoppiato rispetto alla Roma con un flusso di denaro pari a 200 milioni in 11 anni. 100 in più rispetto ai giallorossi) e, nel mondo, con club quali Manchester United, Manchester City, Barcellona, Psg, Arsenal, Galatasary, Psv, Atletico Madrid, Celtic Galsgow, Werder Brema, Porto, Zenit San Pietroburgo etc etc.
“Per noi è molto importante essere presenti in Usa. Vorremmo avere un legame sempre più forte con le squadre della Mls, come accade in Europa. Non mi riferisco al calciomercato ma ad esempio al trasferimento temporaneo dei giocatori, una pratica che possiamo mettere in piedi con i top players. A Roma abbiamo un settore giovanile che è ai vertici delle migliori “Academy”. I calciatori in giro per la Serie A vengono più dalla nostra Primavera che dalle altre”.
Diciamolo con chiarezza. La Roma ha il miglior settore giovanile italiano di calcio. Ma con altrettanta chiarezza mister President specifichiamo che è così da prima del vostro avvento forestiero e, scongiurando sfracelli, sarà così anche dopo la vostra dipartita.
“Lo scorso anno avevamo la squadra più giovane del campionato. Tuttavia, contro le squadre piccole abbiamo raccolto pochi punti, mentre contro le grandi abbiamo fatto spesso punteggio pieno”.
Partendo dai biancocelesti e calcolando gli stessi per quello che non sono (una grande) e ancora avviliti per la finale del 26 maggio scorso dobbiamo negare anche questa affermazione. In una rivalità calcistica che prima apparteneva alle zone nobili del campionato, quella tra Roma e Lazio si è trasformata ora in una guerra dei bottoni che per giunta, da due anni a questa parte, non si riesce nemmeno più a vincere. Il ruolino di marcia è presto detto 4 sconfitte e un pareggio in 5 precedenti. Per le vere grandi ok per le vittorie con Inter, Milan e anche Juventus ma non dimentichiamoci anche le batoste esterne proprio contro i bianconeri e il Napoli. Anche quest’anno regine del campionato e pretendenti numero uno alla corsa scudetto.
“Abbiamo fatto operazioni importanti: per esempio abbiamo acquistato Marquinhos per 3 milioni di euro e lo abbiamo rivenduto a 30 milioni di euro al Psg, liberando così risorse per comprare tre o quattro giocatori, tra cui Strootman. Un altro affare è stato quello di Lamela, rivenduto a 21 anni a 35 milioni di euro. È un fenomeno interessante questo: c’è una differenza importante fra quello che succede nella Mls e quello che succede in Europa. Il Manchester City ha spesso negli scorsi anni quasi 600 milioni di euro, che è probabilmente, più di quanto si è spesso in totale nella Mls. Penso che se non facciamo qualcosa sotto il profilo del fair play, ci sarà anche meno divertimento”.
Definire come affari le cessioni di Marquinhos e Lamela, per noi che giudichiamo prima di tutto il calcio giocato sul campo ci risulta, nonostante sia questa l’era del capitalismo, ancora difficile da digerire. Restiamo infatti ancorati a concetti che vogliono una grande squadra costruirsi nel tempo mantenendo in rosa i migliori. Però così non può più essere, a meno che non si è posseduti da qualcuno con grandi liquidità. E non è il nostro caso vero Mister President? La parola autofinanziamento fa così paura. E pure fino a 5 anni or sono era cosi di moda. E veniva così mal pubblicizzata per attacchi frontali. La Roma come in tempi non sospetti acquista, dopo aver ceduto: 66.105 i mln spesi per la campagna acquisti, 88,916 mln quelli incassati dalle cessioni. Avventure e vicissitudini di una gestione che come si è scoperto da quella famosa intercettazione telefonica tra Baldissoni e Sabatini, doveva chiudersi con un attivo di 20 mln e così è stato.
“Stiamo lavorando da 18 mesi per costruire uno stadio a Roma. Fra due mesi ci saranno novità a riguardo. Avrà 60.000 posti e tutte le ultime tecnologie”.
L’ottimismo del presidente bostoniano stride con quanto detto da Paolo Fiorentino e dal sindaco Marino, ancora in attesa di un progetto ufficiale. La legge sugli impianti sportivi tarda ad arrivare e forza mai verrà varata e questo potrebbe rappresentare uno scoglio insormontabile per i sogni a stelle e strisce, o perlomeno dilatarne ulteriormente i tempi. Il continuo slittare della presentazione di un modello definito e definitivo, percorre un pericoloso parallelo con quanto avvenuto per la ricapitalizzazione. In quest’ultimo caso al di là delle rassicurazioni di facciata si è arrivati a dover rimediare drasticamente con il trading di calciatori per ripianare un bilancio pericolosamente in rosso. Ora speriamo che il finale di questa storia percorra binari diversi, alla faccia dell’ottimismo, per il bene della Roma.
Papi&Piccinini