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REPUBBLICA.IT Tosi: “Assalto al pullman gravissimo, a Verona non sarebbe successo”

(C. Cito) – Un agguato, con sassi e petardi lanciati da una settantina di tifosi romanisti incappucciati contro il pullman del Verona, storica “nemica” giallorossa, sotto la Curva Nord. Calcio e cronaca che si incontrano all’Olimpico, come infinite altre volte negli ultimi anni. Tre poliziotti e nove steward feriti, uno dei quali trattenuto in ospedale per accertamenti e quattro fermati, tre romanisti e un veronese. Un bilancio di ordinaria balordia, con una polemica politica che monta nelle ultime ore. A cogliere l’occasione è il sindaco di Verona Flavio Tosi: “Quel che è accaduto è di una gravità inaudita, fosse accaduto da noi la città sarebbe stata messa sotto accusa. In un paese civile si rimuove chi non ha garantito la sicurezza, a Verona le forze dell’ordine non avrebbero mai fatto accadere una cosa del genere”.

Tirato in ballo, gli risponde il questore di Roma Fulvio Della Rocca: “L’episodio del sasso contro il pullman è un’imboscata, nessun tifoso giallorosso si è mai avvicinato ai giocatori del Verona. I nostri servizi sono inappuntabili, ma non si può militarizzare una città per quattro scriteriati”. A Tosi replica anche il sindaco della Capitale Ignazio Marino via Twitter: “Condanno la violenza di ieri all’Hellas Verona. Roma è una città accogliente, un gruppo di violenti non la rappresenta”. E l’assessore allo sport Luca Pancalli aggiunge: “Non possiamo permetterci un calcio così, è una ferita per tutta la città, mi auguro che i violenti vengano isolati dalla maggioranza del tifo, fatta di brave persone. Noi vogliamo le famiglie allo stadio”. Sulla vicenda si è pronunciato anche il ministro degli Affari regionali Delrio: “È insopportabile la presenza di teppisti nel calcio: via i violenti dal mondo sportivo”.

Mercoledì riunione dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Non ci saranno conseguenze sportive, ma un ulteriore giro di vite sulle trasferte dei tifosi giallorossi, i più daspati della serie A, i più temuti soprattutto sui campi delle storiche rivali della Lupa, Bergamo, Livorno, Verona appunto.

I giocatori scaligeri hanno trascorso la notte in un albergo della Capitale presidiato dalle forze dell’ordine e sono ripartiti verso il Veneto solo stamane, in treno, scortati fino alla stazione Termini. Un atto violento, compiuto “da qualche delinquente, il calcio non c’entra”: è il commento del tecnico Andrea Mandorlini. Su Twitter sono poi comparse alcune immagini del pullman devastato. Un vetro rotto, nessun ferito all’interno. “Poteva davvero finire male soprattutto per il nostro autista – prosegue Mandorlini -. Andavamo abbastanza forte perché eravamo già in tangenziale e un sasso ha colpito il vetro sulla sinistra. Ma se lo prendeva prima per l’autista sarebbero state conseguenze molto serie”.

Anche la Roma prende posizione con un comunicato: “Alla luce dell’aggressione subita ieri dagli steward in servizio presso lo stadio Olimpico e di quella perpetrata ai danni del pullman della squadra ospite, la Roma esprime solidarietà ai propri addetti alla sicurezza e all’Hellas Verona e condanna ogni forma di violenza”. La aveva offerto un pullman alla squadra gialloblu per il rientro a casa dopo il danneggiamento del mezzo del Verona per il lancio di sassi.

Non una festa, ma è una guerra, una vera guerra il calcio a Roma, con feriti, “puncicate”, sassaiole, assalti preordinati, materiali bellici occultati nei pressi dello stadio e tirati fuori all’occorrenza per fare male, con la partita sullo sfondo, mero pretesto per colpire. Non c’è distinzione di colore, Roma e Lazio sono pari in questo becero gioco al massacro. Tanto che entrambe hanno dovuto giocare la prima partita di questo campionato con la propria curva squalificata per razzismo. Uno spettacolo indegno: Lazio-Udinese senza la Nord, Roma-Verona senza la Sud, colpevoli entrambe di buu razzisti e cori violenti contro gli avversari di colore delle due squadre, contro Balotelli durante un Milan-Roma dello scorso campionato e contro gli juventini Ogbonna, Pogba e Asamoah durante Juve-Lazio, Supercoppa italiana poi stravinta dai bianconeri.

Un romanzo criminale senza confini che affonda le radici in tempi ormai lontanissimi, da Paparelli – era il 1979 – agli ultimi anni, con derby giocati nel pomeriggio per terrore di scontri poi, comunque, puntualmente accaduti. L’ultimo, la finale di Coppa Italia, si svolse in un clima surreale, con agenti in assetto anti-guerriglia e tifoserie organizzatissime con asce, punteruoli, picconi, bombe carta. L’odio romano ha cambiato pelle, ora è trasversale, unito da una significativa tendenza politica destrorsa, marcatamente fascista e xenofoba, e unito contro gli agenti, i veri bersagli dell’ultima stagione dell’odio. Lo disse alla vigilia del derby di Coppa Italia, il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: “Attenzione, ci sono soggetti fuori da ogni controllo”. Secondo i dati dell’Anip nell’ultimo decennio, il 40% dei 3mila feriti complessivi tra le forze dell’ordine era impegnato nella Capitale per partite di calcio. Un numero mostruoso e in netta controtendenza, comunque, con i dati nazionali, che registrano un significativo decremento della violenza da stadio: si è passato (dati dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive che sommano A, B e LegaPro) dai 209 incontri con feriti della stagione 2004-2005 ai soli 60 dell’ultimo campionato. Roma però vive sul filo e già trema per il prossimo derby, ormai vicinissimo, in calendario alla quarta giornata, il 22 settembre. Chissà a che ora – si è sperimentato di tutto, senza signficativi risultati, l’ultimo in notturna, quello dello scorso 8 aprile fece dire, ventiquattr’ore dopo al prefetto: “Mai più un derby in notturna” -, chissà se con le due curve, con quanti daspati, con quanta paura prima e dopo. Questo non è calcio. E questa non può essere e restare Roma.

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